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Whistleblowing: cosa significa e cosa cambia per i lavoratori

Spieghiamo nel dettaglio cosa si intende per whistleblowing (soffiata) e che tipo di responsabilità ricadono sulle aziende, in campo di tutela dei dipendenti

Dal 17 dicembre sarà obbligatorio adeguarsi per le aziende private con più di 50 dipendenti al whistleblowing, ma di cosa si tratta? Il termine inglese non aiuta a comprendere di primo acchito, anche se gli amanti dello spionaggio potrebbero avere già capito di cosa si tratti.

Obbligo di whistleblowing, di che cosa si tratta?

Il whistleblowing in ambito aziendale è una segnalazione (detta anche soffiata), rigorosamente anonima, che un dipendente effettua in relazione a eventuali illeciti. Si parla di una denuncia priva di responsabilità connessa a comportamenti non corretti sul posto di lavoro e chi segnala dovrà essere tutelato dal datore di lavoro.

Mobbing
Foto | Unsplash @Ilayza – Codiciateco.it

 

Questo sistema apposito è un modo per impedire che la scelta giusta comporti pene immeritate, ma soprattutto che il timore di queste possa scoraggiare chi vorrebbe (e dovrebbe) parlare.

Non è una nuova normativa per l’ambito pubblico, ma che da metà dicembre entrerà in vigore per il settore privato: le grandi aziende con più di 249 dipendenti hanno già dovuto provvedere, con un sistema apposito, a partire da luglio scorso. Mentre tra meno di un mese l’obbligo riguarderà tutte le imprese con più di 50 dipendenti.

Ma qual è il ruolo del datore di lavoro? Si richiede di adeguare i canali aziendali per favorire eventuali denunce – come regolamentato da una direttiva europe -, ma c’è da chiedersi quali siano gli illeciti che rientrano nella categoria dei denunciabili (si va dall’ambito amministrativo a quello contabile, così come dal civile al penale).

Il ruolo del datore di lavoro non si limita alla sola implementazione di un particolare sistema di denuncia e tutela, ma occorre intervenire in maniera attiva e rapida dinanzi a una segnalazione da parte di uno o più dipendenti.

Inoltre il canale comunicativo deve avere come elementi cardine la facilità di utilizzo – denunciare illeciti non dovrebbe risultare né problematico e né rischioso -, l’anonimato dell’autore deve essere garantito a ogni costo, tenendo conto di eventuali ripercussioni anche gravose e la tutela deve comprendere anche eventuali documenti prodotti come prove.

Questi diritti riguardano anche i lavoratori autonomi, soggetti non dipendenti che vantano un rapporto di collaborazione o consulenza con una certa azienda.

In nessun caso, a seguito di denuncia, il datore di lavoro potrà procedere in tal maniera nei confronti di chi segnala, attuando un processo di mobbing o altre azioni come il licenziamento, la sospensione, la retrocessione di grado, l’impossibilità della promozione, il trasferimento, il cambio di mansione, il cambio di orario di lavoromolestie di vario genere, ostracismo o, più in generale, un trattamento sfavorevole nell’ambiente di lavoro.

Il decreto specifica quali sono i rischi corsi dalla società in caso di mancato rispetto delle indicazioni sopra citate: multe salate con importi che variano da 10mila a 50mila euro a seconda dei casi.

Ciò a cui non è stato pensato è il possibile interesse personale di chi segnala nel porre altri soggetti sotto l’occhio del datore di lavoro che dovrà analizzare la situazione evidenziata accertandosi del fatto e che, soprattutto, non ci siano secondi fini.

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