WeWork dichiara bancarotta, perché la grande rete di coworking è fallita?

Le ragioni dietro alla dichiarazione di bancarotta di WeWork, perché la grande rete di coworking è fallita e quali sono state le cause principali.

Il crollo di WeWork: analizziamo la vicenda della più grande piattaforma di spazi condivisi per il lavoro. Nota a livello mondiale, WeWork ha dichiarato bancarotta. Vediamo la sua ascesa, l’evoluzione e i problemi chiave che l’hanno condotta alla sua fine. Tuttavia, in Italia continua a essere attiva.

La società WeWork, un tempo una start-up che ha sviluppato una rete internazionale di spazi di coworking, ha dichiarato bancarotta. Il martedì 7 novembre, l’azienda ha invocato il Chapter 11, presentando i suoi libri in tribunale, segnando così la conclusione di un incredibile racconto di crescita esplosiva seguita da una crisi altrettanto veloce. In passato stimata in 47 miliardi di dollari, la compagnia con base a New York si è trovata al termine della strada a causa di una insostenibilità finanziaria. Qual è la ragione dietro l’insuccesso di WeWork? Analizziamo la sua storia per comprenderlo.

La storia di WeWork e il crollo inaspettato della compagnia dopo una serie di problemi

WeWork è una società di coworking fondata a New York nel 2010 da Adam Neumann e Miguel McKelvey che si propone di rivoluzionare il concetto di lavoro. Il loro obiettivo non è solo offrire un mezzo per sostentarsi, ma creare un ambiente in cui lavorare significhi costruire una vita. Da allora, si è assistito a un cambiamento a livello globale nel modo di concepire il lavoro, con una maggiore enfasi sul suo significato intrinseco. WeWork ha preso l’iniziativa affinché questo cambiamento avvenga più velocemente.

La vicenda di WeWork è un racconto di rapida espansione e di problemi inaspettati. Alla conclusione del 2014, l’azienda possedeva già 23 sedi globali e una stima del valore di $5 miliardi. Questa notevole espansione si è basata su significativi investimenti di venture capital, in particolare da parte del colosso giapponese SoftBank, che ha versato miliardi nell’impresa. Malgrado la sua straordinaria crescita, WeWork ha iniziato a evidenziare sintomi di instabilità nel 2019. L’impresa ha presentato la documentazione per un IPO, mostrando perdite che nel 2018 hanno raggiunto quasi $2 miliardi. In più, la struttura di governance dell’azienda è stata oggetto di indagine, con il co-fondatore Adam Neumann che esercitava un controllo pressoché totale.

Nel 2019, la valutazione di WeWork era di $47 miliardi, tuttavia nel giro di un anno il suo valore si è sbriciolato a meno di $8 miliardi. Adam Neumann ha rinunciato al ruolo di CEO a settembre dello stesso anno, passando il comando a SoftBank con l’intenzione di stabilizzare l’impresa. Nonostante ciò, l’arrivo del COVID-19 nel 2020 ha peggiorato la situazione di WeWork. Il crescente trend del lavoro da casa ha diminuito la necessità di spazi condivisi, portando WeWork a chiudere diversi uffici, licenziare parte del suo staff e affrontare molteplici battaglie legali. Nel 2021, WeWork ha deciso di fondersi con BowX Acquisition Corp., una SPAC, al fine di diventare una compagnia quotata in borsa, sebbene con una valutazione nettamente più bassa rispetto al passato.

Una torre di mattoncini che crolla
Foto | Gutium Sergiu’s Images @Canva – codiciateco.it

 

La scelta dell’Italia come campo strategico della compagnia

Nel novembre 2018, l’Italia è stata scelta come un nuovo campo strategico.

“L’Italia è stata una scelta ovvia per noi”, ha affermato Audrey Barbier-Litvak, a quel tempo General Manager di WeWork Southern Europe. L’Italia rappresenta una delle maggiori economie d’Europa, oltre ad essere un mercato molto vivace per le piccole, medie e grandi aziende. WeWork è un’azienda con una presenza mondiale che però sceglie una strategia locale, e per tale ragione l’Italia è vista come un terreno opportuno.

Il fallimento di WeWork, i vari punti di forza e criticità

L’insuccesso di WeWork: quale sarà l’impatto sull’Italia? Secondo un rappresentante di WeWork, né l’Europa né l’Italia saranno colpite dalla fallimento in questo momento: “Le operazioni in Italia non sono incluse in questa procedura e rimangono in funzione”. Ogni giorno, aggiunge il rappresentante, “stiamo iniziando ad adottare strategie proattive per consolidare la nostra impresa, incluso la riduzione del nostro patrimonio di beni immobiliari. WeWork ha intenzioni di rimanere e progettiamo di persistere nella maggioranza dei mercati anche nel futuro. La nostra priorità rimane i nostri utenti e l’impegno a fornire loro prodotti e ambienti di alta qualità per rispondere alle loro esigenze lavorative in costante cambiamento”.

WeWork è un organizzazione che mette a disposizione spazi lavorativi per startup, piccole aziende e professionisti autonomi. Basata su un’idea rivoluzionaria, ha cambiato la visione tradizionale degli uffici, puntando sulla versatilità e sull’instaurazione di un ambiente comunitario. Ciononostante, pur con i suoi aspetti positivi, ha incontrato numerosi ostacoli che l’hanno portata a rischio di bancarotta.

Punti di forza e criticità di WeWork

WeWork si distingue per numerosi fattori. Innanzitutto, porta avanti un modello di business rivoluzionario che ha rinnovato il concetto di spazio di lavoro, fornendo ambienti adatti e modulabili a seconda delle necessità. Inoltre, mette al centro la costruzione di una comunità, promuovendo eventi per il networking e incentivando lo scambio tra i propri utenti. Caratteristica fondamentale di WeWork sono gli uffici dalla progettazione accurata, con uno stile contemporaneo e accattivante, in grado di attirare molte startup e lavoratori autonomi. Infine, garantisce flessibilità mediante contratti adattabili, che permettono alle società di crescere o diminuire a seconda delle loro necessità.

WeWork ha affrontato una serie di problemi inaspettati

Prima di tutto, l’eccesso di debito, derivante dalla rapida diffusione globale, ha rappresentato una gestione finanziaria scadente. Oltre a questo, molti ritenevano che la stima della net worth dell’azienda, registrata in miliardi di dollari, fosse eccessiva in relazione ai guadagni e profitti effettivi. In aggiunta, il dominio dell’ex CEO e co-fondatore, Adam Neumann, all’interno della struttura di governance è stato oggetto di critiche. Infine, il modello di business che WeWork ha adottato, basato su leasing di spazi per poi ri-affittarli per periodi più brevi, si è rivelato particolarmente esposto a rischi in periodi di bassa domanda, come durante la pandemia di COVID-19. Di conseguenza, nonostante WeWork abbia avuto un impatto significativo nel settore degli uffici condivisi, ha dovuto superare considerevoli sfide dovute alla sua espansione precipitosa, a una gestione finanziaria incerta e a una sopravvalutazione della sua stima, minacciando la sua stabilità finanziaria.

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