È meglio scegliere il TFR aziendale o investire in un fondo pensione? Scopriamone le differenze e quale dei due potrebbe essere più conveniente.
Si va in pensione sempre più tarsi e sempre più spesso con assegni mensili bassi che riescono solamente a ricoprire le spese primarie. Anche per questo motivo negli ultimi anni si è sentito parlare sempre di più di fondi pensione; cioè i cittadini decidono autonomamente di integrare la propria pensione futura mettendo da parte del denaro che investono in un fondo che in futuro darà loro un rendimento e questo denaro sarà appunto aggiunto alla pensione ordinaria.
Si tratta di un ulteriore sbocco economico futuro oltre alla pensione e al TFR, il famoso trattamento di fine rapporto ovvero quel profitto economico riconosciuto al lavoratore quando questo cessa di lavorare per una determinata azienda o ente pubblico. Due percorsi netti e differenti che qualcuno ha pensato anche di unire; la normativa base prevede infatti che il TFR maturi all’interno dell’azienda per cui si lavora ma nulla vieta al lavoratore di far spostare i versamenti mensili riferiti al TFR in un fondo pensione, ad esempio.
Ma tenendo a mente questi due percorsi, qual è ad oggi quello che rende meglio? I dati e i numeri in questo senso parlando molto chiaro.
Confrontando i dati degli ultimi vent’anni, i fondi pensione hanno portato ad un rendimento del 4,3% a differenza della liquidazione aziendale che si è attestata sul 2,5%. Insomma i dati condivisi dall’Autorità di vigilanza sui fondi pensione parlano chiaro, questi ultimi ormai convengono più del famoso TFR: parliamo in effetti, di un rendimento quasi raddoppiato.
Dati questi che sembrano essere arrivati chiari e torni ai lavoratori; nel 2023 un lavoratore su quattro ha versato i contributi per la pensione, mentre uno su tre -parliamo del 36,9%- ha deciso di investire in un fondo pensione. I dati, considerando un arco temporale di 9 anni dal 2014 al 2023, mostrano come i fondi pensioni aperti azionari abbiano raggiunto le migliori performance con il rendimento annuale del 4,5% di cui si accennava prima; subito dopo si trovano i fondi negoziali di categoria dedicati ai lavoratori con contratto nazionale collettivo con un rendimento del 4,4% annuo; infine si trovano i fondi individuali pensionistici azionari che hanno fruttato il 4,2%.
In generale si può dire che, nel lungo periodo ovvero 20 anni almeno, maggiore è il rischio associato ad un investimento più alto è il rendimento atteso.
Se il TFR è tassato, anche se con tassazione agevolata, i fondi pensione hanno un costo. I fondi negoziali hanno costi annuali medi molto bassi, parliamo dello 0,25%; i fondi pensione aperti arrivano ad un costo annuale dello 0,95%. Hanno un costo maggiore i piani individuali pensionistici che arrivano anche al 2,66%.
Tuttavia è bene ricordare che fino alla soglia di 5.164,57 euro i contributi versati in fondo pensione sono deducibili ai fini IRPEF per cui rientrano nelle detrazioni da inserire nel modello 730.
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