TARI, molto spesso ai cittadini non arrivano i bollettini per i pagamenti: in questo caso va versata o si può usare a proprio vantaggio questa condizione?
Sono diverse le tasse odiate dagli italiani. Ma la TARI, tassa dei rifiuti, occupa sicuramente una delle prime posizioni poiché bussa alla porta ogni anno con importi non banali e divisa in più rate per ammortizzare i costi ma facendo oscillare comunque di parecchio il bilancio familiare. E’ una cifra che va versata direttamente nelle casse del Comune e riguarda, appunto, lo smaltimento dei rifiuti che produciamo quotidianamente e il valore dipende dalla grandezza dei locali che – teoricamente, almeno in termini normativi – è il un certo senso proporzionale alla quantità di rifiuti anche se si tiene conto anche del numero di residenti al suo interno.
Subentrata negli ultimi anni alla TARSU – ovvero Tassa sui Rifiuti Solidi Urbani -, la Tari è regolamentata dalla legge nazionale ma aliquote e gestione come dicevamo sono di competenza delle amministrazioni comunali. Ed è questo il motivo per cui non vi è un’unica cifra uniformata lungo il territorio nostrano ma la modalità di calcolo e di pagamento possono variare da un luogo all’altro. Sono cinque le date pagamento in genere: tre rate per l’acconto che vanno da giugno, luglio e settembre e due per il saldo tra febbraio e marzo.
Seppur poco apprezzata, gli italiani sono puntuali nei pagamenti per evitare problemi con l’Agenzia delle Entrate. Molte delle cartelle esattoriali attualmente in sospeso riguarda infatti proprio questa tassa, col rischio anche di pignoramenti per chi non versa gli importi dovuto o con maxi stangate per i furbetti che non si sono mai dichiarati e che non hanno mai versato la cifra da quando sono subentrati in un appartamento. Ecco perché molti sconsigliano assolutamente di scherzare con la TARI, perché le conseguenze non sono certo piacevoli.
E cosa succede invece nel caso in cui non si ricevessero i bollettini? Alla base dei mancati pagamenti di molti era proprio questa la motivazione: non arrivavano i bollettini di pagamenti. “Problema del Comune, non nostro”, sostenevano in molti salvo poi scoprire – dato il conto salato successivo – che il problema è diventato eccome anche loro. Se non si ricevono in posta gli avvisi per effettuati i versamenti si consiglia di contattare il proprio Comune per chiedere delucidazioni e riallineare il tutto.
Altrimenti, bloccando molti importi, c’è il rischio che poi questi arrivino insieme per una mazzata non indifferente e compresa di sanzioni. E’ anche vero che la TARI potrebbe andare in prescrizione dopo 5 anni, il che significa che superato questo tempo – senza una comunicazione del Comune – non si dovranno più pagare gli arretrati e né potranno essere pretesi dalla sede comunale. Ma è un rischio strategico da non assumere: o zero o tutto. E se è tutto, saranno tanti soldi da scontare.
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