Le tasse sono il principale incubo economico di tutti i lavori autonomi con partita iva, ma cosa succede se non ci fossero i soldi per pagare?Â
Trovare lavoro oggi non è semplicissimo. Soprattutto se si appartiene a uno specifico settore che non vive propriamente un momento esaltante o si vive in una città che non lo favorisce propriamente. E’ questo il motivo per cui, sempre più spesso, considerando anche buste paga non all’altezza o contratti a termine senza mai la possibilità di pianificare o programmare per il futuro, sempre più persone, specialmente i giovani, decidono di avventurarsi in maniera autonoma come liberi professionisti così da trovare fortuna in questo modo.
Questa modalità permette di trovare più facilmente lavoro per certi aspetti, in quanto le aziende magari già cariche di spese o già col personale al completo aprono a una collaborazione perioda alla luce della partita iva e senza un obbligo contrattuale e duraturo. Diventa questo un modo per il diretto interessato di trovare anche più collaborazioni in contemporanea così da comporre uno stipendio vero o – se bravi e fortunati – andando anche oltre rispetto a quanto invece lo stesso avrebbe magari guadagnato con un solo e statico impiego.
Le tasse, l’incubo di tutti i lavoratori autonomi
Del resto c’è anche chi apre partita iva non per mancanza di alternative ma per ambizione, in quanto punta a un incasso maggiore di uno stipendio normale tenendo poi ovviamente conto delle spese. Molti associano entrambe le cose: lavoro da dipendete da una parte e da libero professionista dall’altra. Si può fare serenamente ma mettendo sulla bilancia il peso delle tasse da pagare che rischia di essere maggiore. Il problema dei liberi professionisti sono proprio le spese annuali piuttosto provanti, considerando prima le tasse e poi quanto dovuto autonomamente alla cassa previdenziale di appartenenza.
Il lavoratore dipendente non ha di questi problemi in quanto i contributi sono versati dal datore di lavoro e le tasse sono trattenute sullo stesso stipendio; il lavoratore autonomo invece sì e quando ne fa le spese non lo dimentica. Ma a tal proposito sorge una domanda: cosa accade se un lavoratore con partita iva non può pagare le rate nemmeno rateizzandole? Uno scenario non proprio entusiasmante, in quanto alla lunga l’Agenzia delle Entrate emetterebbe multe con un importo aggiuntivo da pagare fino al 30%. Alla lunga, lì dove la situazione dovesse continuare senza porvi rimedio di volta in volta, nascerebbero cartelle esattoriali e si potrebbe arrivare fino al pignoramento.
Partite iva, le soluzioni se non puoi pagare le tasse
Gli scenari sono fondamentalmente due: rateizzare il più possibile nei limiti normativi, anche durante un intero anno così da ammortizzare i costi in attesa di tempi migliori, oppure chiudere immediatamente la partita iva così da versare solo quanto di dovuto senza andare ad aggiungere ulteriori extra man mano che passino i mesi. Una soluzione che potrebbe risultare dolorosa ma necessaria e inevitabile, per non rischiare il collasso totale in caso di mancate migliorie.