Pensione anticipata, arrivano nuovi dati INPS: ecco quanto serve oggi per poter smettere di lavorare uscendo prima. Quanti contributi per legge e l’età media attuale
“Chissà se noi la vedremo la pensione…”, è la frase classica dei 30enne e 40enni di oggi. Un modo per ironizzare e sdrammatizzare ma per racchiudere anche le oggettive difficoltà per il raggiungimento di un traguardo da sempre lontano ma che oggi si fa più distante che mai. Perché a causa delle normative e cavilli vari, slitta il giorno in cui ci sarà spazio per il riposo dopo una vita piena di sacrifici e una carriera ad alta intensità. E senza entrare nel merito di quanto poi si guadagnerà all’indomani, con la beffa di percepire anche meno e rischiare di avere sì tempo libero ma una qualità di vita minore a causa di un guadagno non entusiasmante.
Il problema però è evidente: oltre alla difficoltà di un cambio generazionale nel mondo del lavoro, con persone di una certa età che vorrebbero ritirarsi e devono ancora attendere così come i giovani che fremono per lavorare ma non hanno spazio, c’è anche la questione dell’età necessaria un giorno per raggiungere tale meta. Non che uno voglia arrivarci subito in quanto significherebbe che è sfilata via anche una vita intera, ma avere almeno garanzie per quel giorno che verrà e che questo non sia troppo tardi così da poter godere meno di quanto potrebbe.
Pensione anticipata, i nuovi dati INPS: l’età media attuale
Non arrivano buone notizie in tal senso, come si evince da uno stesso report dell’INPS. Premesso che la pensione anticipata si può ottenere con 42 anni e 10 mesi di contributi – a prescindere dall’età anagrafica – per gli uomini e con 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne, è emerso che l’età media di questa prima parte del 2024 per il pensionamento anticipato per quanto riguarda i lavoratori statali è di 61,8 anni, il che rappresenta un aumento rispetto alla prima parte del 2023 dove la data media è stata di 61,6 anni. Il tutto a causa dei paletti di cui dicevamo e che condizioneranno ancora salvo un intervento statale a favore dei lavoratori.
La situazione non cambia per il settore privato: se lo scorso anno nei primi tre mesi presi in considerazione la voce anagrafica rispondeva a un’età media di 61 anni, ora corrisponde a 61.2. Quindi lievemente in aumento anche in questo caso. In generale sono anche diminuite in realtà le domande per la pensione anticipata. Il motivo? Le normative che hanno modificato e rese più complicate queste piste agevolate come Quota 103 e Opzione donna. E il tutto senza ignorare la perdita economica che spesso e volentieri queste soluzioni significano. Guadagnare tanto, provare a svincolarsi prima per godersi la vita dopo una vita di lavoro e ricevere meno soldi dall’ente previdenziale: una beffa che ha visto protagonisti già un bel po’ di lavoratori in questi anni.