Anche tu utilizzi Vinted? Devi sapere che potrebbe arrivarti questo avviso se dovessi iniziare a vendere troppo. Di cosa si tratta
Sono tante le novità che la nuova era digitale ha introdotto tra le varie app e piattaforme sempre più innovative, ma se non parliamo strettamente di social ce n’è una in particolare che sta – anche – man mano conquistando l’interesse di sempre più persone specialmente in un’epoca dove i costi sono schizzati alle stelle e risparmiare è sempre un’occasione da cogliere: parliamo di Vinted. Per chi non lo conoscesse, si tratta di una piattaforma online dedicato compravendita di abbigliamento usato o anche oggetti piccoli e per l’uso domestico. Fondata nel 2008 in Lituania da Milda Mitkute e Justas Janauskas, tale ha rapidamente attratto milioni di utenti in tutto il mondo.
E sta diventando, anzi è già diventata, una realtà concreta anche in Italia con milioni di utenti che usufruiscono di tale mezzo in un senso o nell’altro. Ovvero per trovare capi o prodotti usati, semi nuovi o nuovi con tanto ancora di cartellino a prezzo scontatissimo oppure – dall’altro verso – vendere una serie di cose inutilizzate che si hanno in casa, così da svuotare ma al contempo guadagnandoci anche un soldo. Sono soprattutto le neo mamme a utilizzare tale strumento, prima facendo il corredino per il nascituro di turno e poi rivendendo il tutto se in condizioni ancora accettabili. Ma non sono di certo le uniche, c’è un vasto mondo sommerso da conoscere con nicchie varie.
Vinted è dunque un mercatino digitale dove è la piattaforma a garantire le regole e la trasparenza. Come? Piace una cosa, la si paga e la si ordina. I soldi vengono inviati, sì, ma non direttamente al venditore ma inizialmente a Vinted. Chi sta acquistando ha tempo per ricevere il pacco, verificarne il contenuto, e approvare ulteriormente il pagamento oppure gare diefront con la somma che chiaramente torna indietro. Un mezzo dunque sicuro, utile per risparmiare ma ha avuto un impatto positivo anche ambientale. Promuove infatti un consumo più responsabile e sostenibile, incoraggiando il riutilizzo e la riduzione degli sprechi nel settore dell’abbigliamento e non solo. ù
C’è così chi ha iniziato a utilizzarlo senza più smettere. Non solo per l’opportunità di monetizzare anche abbastanza alla lunga se si ha tanta merce da smistare – come appunto dei vecchi vestiti dei propri figli – ma anche per l’opportunità preziosissima come detto di svuotare casa da una serie di ingombri. Dare aria all’armadio ma in generale anche all’appartamento spesso intasato di roba non troppo utile ma lì per tanti altri motivi. Bisogna solo fare attenzione a una cosa quando si tratta di Vinted: non superare certi limiti economici. Perché a quel punto, guadagnando davvero troppo, andrebbe dichiarato tale reddito all’Agenzia delle Entrate.
Come si legge sullo stesso sito ufficiale di Vinted, la direttiva DAC7 impone alle piattaforme di vendita di inviare alle autorità fiscali una serie di informazioni sui venditori raggiunti certi paletti. Quali per la precisione? Nel caso in cui un soggetto abbia completato più di 30 vendite in un anno solare vendendo articoli per un valore superiore ai 2.000 euro. Dovesse accadere, sarebbe anche lo stesso Vinted a inviare un messaggio agli utenti interessati inviando loro un modulo da compilare.
Ma questo non significa che ci sarebbero poi passaggi da fare con l’Agenzia delle Entrate. La vendita di articoli personali non è tassata, a meno che nono iniziano ad essere davvero importanti i profitti ma non dovrebbe essere questo il caso. Il modulo sarebbe giusto per una questione di trasparenza. Un’attività continua e vera e propria tutti i giorni, con appunto guadagni significativi, porterebbe a un cambio scenario con un obbligo a quel punto di apertura di partita iva per continuare a operare essendo in regola.
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