Pensione per le donne a 59 anni, quali sono le condizioni e i requisiti per accedere alla prestazione previdenziale.
Continuano le grandi manovre intorno alle pensioni in vista della prossima Legge di Bilancio che si preannuncia abbastanza complicata. Infatti non mancano voce di una decisa sforbiciata a bonus e agevolazioni per contenere le spese nel bilancio pubblico. Coinvolte da queste previsioni anche le pensioni, con alcune prestazioni sotto la lente di ingrandimento.
Non mancano infatti le voci della cancellazione di quota 103 forse sostituita con quota 41. Ma le conferme ancora mancano. Coinvolte da questi previsioni pessimistiche anche altre forme di anticipo pensionistico come l’Ape sociale e Opzione donna. Tuttavia proprio su queste ultime due misure arrivano delle smentite da parte di ambienti governativi. In particolare Opzione donna è al centro del dibattito.
Pensione per le donne a 59 anni, come accedere
Come noto Opzione donna è stata già oggetto di una decisa revisione con la scorsa Legge di Bilancio che ha ridotto la platea delle potenziali beneficiarie, lasciando molti malumori in qualche modo confermati dal numero più basso di richieste nell’anno in corso. Il timore è per un aggravamento degli attuali requisiti.
Attualmente possono accedere a Opzione donna le lavoratrici che hanno maturato i requisiti entro il 31 dicembre 2023. In caso di proroga per il prossimo anno, rientrerebbero anche coloro che hanno raggiunto i requisiti entro il 31 dicembre 2024. Se l’accesso fosse confermato con le stesse indicazione dell’anno in corso, potrebbero fruire della prestazione anche le donne nate entro il 1963 e che dunque quest’anno compiono 61 anni.
Bisogna poi considerare alcune agevolazioni per le lavoratrici in possesso di requisiti particolari. Se la lavoratrice ha un figlio può andare in pensione a 60 anni (nate nel 1964); se i figli sono due, la lavoratrice può andare in pensione a 59 anni (nate nel 1965). Questi limiti d’età attualmente valgono per le dipendenti e per le autonome. Da tenere a mente però la finestra mobile, cioè l’attesa tra maturazione dei requisiti e primo assegno della pensione.
Per le lavoratrici dipendenti si parla di 12 mesi, mentre per le autonome l’attesa è addirittura di 18 mesi. Gli altri requisiti validi finora sono almeno 35 anni di contributi versati. Poi la lavoratrice deve appartenere a una delle seguenti categorie. Caregiver, cioè lavoratrice che assiste un congiunto stretto da almeno sei mesi al momento della presentazione della domanda. Lavoratrice invalida con una riduzione delle capacità lavorative superiore o uguale al 74% (invalidità riconosciuta dalla commissione INPS).
Lavoratrice dipendente o disoccupata da imprese per le quali è attivo un tavolo di confronto della crisi aziendale. Per questa categoria l’accesso alla pensione è comunque possibile anche a 59 anni indipendentemente dal numero dei figli. Va poi sottolineato un ulteriore aspetto di Opzione donna. L’assegno pensionistico è calcolato interamente con il sistema contributivo, anche per la parte precedente il 1996 (che dovrebbero essere invece retributiva).
Ciò comporta un taglio dell’assegno che varia in virtù della parte retributiva sostituita. La riduzione va dal 10 al 30%, una percentuale da non sottovalutare per chi opta per questa soluzione di anticipo pensionistico.