La professione dell’influencer è ormai ufficialmente inserita nella lista delle strade possibili che una persona può intraprendere per guadagnare denaro. Ma come viene gestita da un punto di vista fiscale?
Negli ultimi anni è cresciuta esponenzialmente la percentuale di persone che scelgono di dedicare la propria vita al mondo del social network, facendo in modo che essi possano diventare una fonte di guadagno. Il lavoro dell’influencer, seppur non da tutti compreso, è ufficialmente parte delle possibilità da sposare per vivere: ma come deve essere gestito dal punto di vista fiscale?
Tutte le persone che tramite i social media riescono ad influenzare le scelte di qualcuno, possono essere definite influencer. Chi decide di farlo a tempo pieno e guadagnare denaro tramite diversificate strategie di marketing o attraverso la collaborazione con altri brand, ha delle responsabilità fiscali alle quali adempiere. Capiamo come viene tassato il reddito degli influencer in Italia e quali obblighi devono rispettare per evitare delle sanzioni.
In base al tipo di attività svolta, viene assegnata una classificazione fiscale. Nel caso di un influencer, si parla di tre categorie principali di reddito: il reddito di lavoro autonomo (quando il professionista svolge la sua attività autonomamente, senza subordinazione ad alcun committente. In questo caso è necessario aprire Partita Iva per fatturare le prestazioni svolte), il reddito da lavoro dipendente (quando si opera sotto la direzione di un datore di lavoro) e il reddito diverso (quando il lavoro non viene svolto in maniera continuativa. In questo caso non è obbligatorio aprire Partita Iva ma il ricavato va comunque dichiarato nella dichiarazione dei redditi).
Per quanto riguarda la tassazione applicata a chi svolge questa attività, i titolari di Partita Iva con una fatturazione più bassa di 85.000 euro annui possono accedere al regime forfettario che prevede l’aliquota agevolata al 15% ridotta al 5% per i primi 5 anni di attività; per chi svolge un lavoro dipendente valgono le stesse regole dei redditi da lavoro subordinato, con ritenute alla fonte e contributi previdenziali; i redditi diversi, invece, sono soggetti alle aliquote progressive dell’IRPEF ma senza la possibilità di detrarre spese.
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