Milioni di italiani purtroppo sono sommersi da debiti che non riescono ad onorare e le conseguenze possono essere drammatiche. Ma ci sono debiti e debiti.
Avere dei debiti oggi in Italia non è poi così infrequente purtroppo, tutto nasce dalla pandemia del Covid e quando sembrava che il peggio fosse passato, è scoppiata la guerra in Ucraina con la conseguenza che le materie prime e i prodotti alimentari hanno subito un innalzamento dei prezzi mai visto prima. E il problema è che ad un aumento dei costi non è seguito un aumento degli stipendi o delle pensioni. Alla luce di questo quadro per nulla incoraggiante, la possibilità di avere dei debiti da parte degli italiani è tutt’altro che remota.
Ma ci sono debiti e debiti come accennavamo e ci sono delle vie di uscita per non andare incontro al peggiore degli incubi: il pignoramento. Della casa, dello stipendio o della pensione. Ma non bisogna fare del terrorismo psicologico perché ci sono dei limiti che permettono di non perdere quello che si è costruito in una vita intera (la casa per esempio). Il governo cerca di venire incontro agli italiani con Bonus e agevolazioni ma il più delle volte si tratta di detrazioni sulle tasse, e la gente ha bisogno di liquidità subito.
Il pignoramento non viene mai fatto a discrezione del creditore ma è regolamentato da leggi precise. Scatta dopo 10 giorni dal ricevimento dell’atto di precetto e non oltre 90 giorni dallo stesso, anche se sono previsti rinnovi della notifica. La domanda che spesso si pone chi deve ricevere i pagamenti mai effettuati è se vale la pena spendere un sacco di soldi di fronte a un credito basso, magari di 500 o mille euro. Ma facciamo un doveroso passo indietro: cosa può essere pignorato ai debitori?
Esistono 3 tipi di pignoramento, quello mobiliare che riguarda i beni mobili presenti in casa, la residenza, l’ufficio o il domicilio del debitore. Il creditore può avvalersi sugli arredi, gli oggetti preziosi, contanti custoditi in cassaforte. Poi c’è il pignoramento immobiliare e a rischio sono i terreni, le abitazioni, i garage, gli uffici o i magazzini. L’ultima tipologia di pignoramento riguarda i così detti terzi, quindi di fatto entrate al debitore da parte di altri e nella fattispecie stipendi, pensioni, conti correnti bancari o postali, titoli, canoni di affitto percepiti.
Per rispondere alla domanda iniziale, come spiega il portale laleggepertutti, non esiste un debito minimo al di sotto del quale non si possa fare il pignoramento. Dunque, il creditore può chiedere l’esecuzione forzata anche per crediti di valore basso. Può pignorare la casa, il conto corrente, lo stipendio o beni mobili. Ma la stessa cosa non vale per le cartelle esattoriali per le quali la legge stabilisce che per l’ipoteca sugli immobili, il credito debba essere superiore a 20mila euro; per il pignoramento immobiliare, superiore a 120mila euro e il valore del patrimonio complessivo del debitore debba superare 120mila euro.
Mai e poi mai può essere pignorata la prima casa, essenziale per la vita del debitore. La realtà è che spesso i creditori demordono dalle azioni forzate perché hanno un costo altissimo, e c’è sempre la possibilità di trovarsi di fronte a un nullatenente che non potrebbe pagare il debito in nessun modo.
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