Chi sta pianificando la riqualificazione energetica di un immobile e pensa di usufruire di aiuti statali a disposizione, deve analizzare nel dettaglio alcuni aspetti: conviene davvero affidarsi ai bonus?
Grazie al bonus riqualificazione energetica è possibile ottenere un’agevolazione fiscale che consente di detrarre dalle tasse le spese sostenute per tutti gli interventi di riqualificazione energetica di un immobile. Certamente, appare come un’opportunità molto conveniente per migliorare l’efficienza energetica di casa, ridurre i consumi, risparmiare in bolletta e diminuire l’impatto ambientale.
Cosa si intende, per l’esattezza, con riqualificazione energetica? Parliamo della totalità degli interventi attuati con lo scopo di migliorare le prestazioni energetiche di un edificio. Possono essere edili, come il cappotto termico o l’insufflaggio, o impiantistici, ossia opere di sostituzione di vecchi impianti di riscaldamento o raffrescamento. In quanto ai bonus previsti per venire incontro ai proprietari degli edifici che intendono avviare lavori di riqualificazione, convengono davvero? Capiamo qualche dettaglio in più.
Il bonus riqualificazione energetica va a coprire le spese sostenute per i materiali utilizzati nei lavori, certificati e conformi ai requisiti della normativa; la manodopera dei professionisti incaricati della realizzazione degli interventi; la progettazione degli interventi; l’Iva applicata alle varie spese.
Il limite di spesa è fissato a 50.000 euro per gli interventi attuati sulle singole unità immobiliari. Il bonus consiste in una detrazione fiscale del 50% o del 65%, ripartita in 10 quote annuale di pari importo sotto forma di credito IRPEF.
Regolamenti diversi subentrano invece per i condomini: interventi sulle parti comuni o su tutte le unità immobiliari consentono risparmi molto più elevati, i quali possono raggiungere il 70% o 75% di detrazione. L’ammontare complessivo è di 40.000 euro da moltiplicare per il numero di unità immobiliari presenti nell’edificio. La detrazione per i condomini può raggiungere anche l’80% se l’immobile è situato in una zona sismica 1,2 o 3, dunque gli interventi sono volti, oltre alla riqualificazione energetica, anche a ridurre il rischio sismico. Se il lavori portano l’edificio a scendere di due classi di rischio, la cifra raggiunge addirittura l’80%, con un limite massimo di spese di 136.000 euro da moltiplicare per ciascuna unità immobiliare.
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