Riforma pensioni, le possibili novità per il 2025 sul tavolo di lavoro del governo. I tempi previsti per gli interventi.
La riforma del sistema previdenziale e pensionistico italiano resta uno dei temi caldi dell’agenda di lavoro del governo Meloni. Un tema certamente delicato e che richiede la massima attenzione, in considerazione della complessità dei problemi da affrontare, primo fra tutti quello delle coperture finanziarie. L’obiettivo è un “sistema equilibrato”, come ribadito dal Presidente del Consiglio, anche durante la conferenza stampa di inizio anno.
Ma le difficoltà sono testimoniate dalla decisione dell’esecutivo di posticipare la questione rispetto alla Legge di Bilancio 2024, lasciando diversi dubbi per le prospettive del prossimo anno. Non appare scontato, infatti, che si raggiunga nei prossimi mesi l’obiettivo di una riforma complessiva del sistema. Più probabili delle modifiche parziali, ma vediamo nel dettaglio gli scenari futuri.
Anche per la ministra del Lavoro, Marina Elvira Calderone, i tempi della riforma non saranno brevi. L’esponente del governo ha ribadito che le misure saranno indirizzate a proteggere chi è costretto a uscire in anticipo dal lavoro, per una lunga attività professionale, e chi deve costruire una posizione previdenziale, come le giovani generazioni.
Uno degli strumenti individuati per questi obiettivi, è l‘introduzione di quota 41 in forma stabile. In questo modo la pensione sarebbe possibile per tutti con 41 anni di contribuzione al di là del limite anagrafico. Resta l’ostacolo delle coperture finanziarie. Il governo introdurrebbe una penalizzazione in uscita con il ricalcolo contributivo. Si avrebbe in questo modo un’opzione alternativa alla pensione anticipata.
Attualmente tra gli anticipi possibile per l’uscita dal lavoro c’è quota 103, con 41 anni di contributi e 62 di età anagrafica) con un ricalcolo contributivo dell’intera quota spettante. Un aspetto questo penalizzante per chi accede e inviso da molti. Stretta anche per altri anticipi e scivoli verso la pensione come l‘APE sociale od Opzione donna.
Nel corso del 2025, la riduzione del deficit accumulato renderà limitati gli interventi nel settore previdenziale. Appare scontato che non sarà possibile avere degli extra-deficit per finanziare nuove prestazioni nel campo delle pensioni. La copertura delle spese per nuove misure pensionistiche non è affatto certa, anzi gli spazi di manovra sono ridotti.
Per il prossimo anno il governo dovrà decidere se confermare quota 103 nella sua attuale formula che, come accennato, scontenta molti lavoratori alle soglie della misura. Una conferma comunque potrebbe arrivare per un altro periodo di dodici mesi. Al momento non vi sono certezze, se non l’estrema difficoltà di una riforma previdenziale più vasta.
Un’alternativa a quota 103 potrebbe essere l’introduzione di quota 104 (63 anni di età anagrafica e 41 di contributi versati), proposta che già circolava nelle bozze della Legge di Bilancio 2024. L’ipotesi tuttavia attende delle conferme che per ora non ci sono.
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