E’ caos per gli autovelox non omologati in Italia, previste valanghe di contestazioni adesso: è possibile farle anche gratuitamente, ecco come. La procedura
La sentenza della Cassazione sugli autovelox non omologati rischia di creare il caos più assoluto. Anzi: secondo gli esperti accadrà di certo. E si creeranno spazi grigi pericolosissimi, sia per la salvaguardia generale delle strade ma anche della stessa credibilità del codice della strada. Perché sembrerebbe che pochissimi dispositivi su tutto il territorio nazionale siano davvero attrezzati al 100%, con tutte le autorizzazioni necessarie per essere operativi. Se fosse confermato, lo scenario sarebbe inevitabilmente inquietante e richiederebbe un pronto intervento istituzionale.
Il verdetto è chiaro: se l’autovelox è approvato ma non omologato, la sanzione contestata non andrà pagata. In molti si chiedono se tale discorso possa valere anche per le vecchie multa pagate, magari non quelle di anni indietro ma almeno relative a un determinato periodo di tempo più ristretto: purtroppo niente da fare, il pagamento della multa fa decadere il diritto di poter recriminare sulla pena pecuniaria. Significa che solo chi non ha ancora pagato o non pagherà prossimamente, dopo questo aggiornamento giuridico, potrà rivalersi e scamparla in caso di effrazione segnalata dalla strumentazione.
Per non omologato, tecnicamente, si intende che manca la “certificazione metrologica legale“. Corrisponde a un accertamento finale del Mise con cui è assicurata la conformità dell’autovelox. Tradotto significa che i vertici, con un intervento tecnico, garantiscono che lo strumento piazzato fornisce dati assolutamente certi. Un vuoto che dunque lascia spazi a inserimenti selvaggi, leciti e pretenziosi, che può paralizzare l’intero contesto senza correzioni che riescano a salvaguardare l’intero sistema.
Nel frattempo c’è chi vuole lecitamente informarsi su procedura e tempistiche per eventuali contestazioni. Perché anche se l’autovelox non è omologato, la multa ovviamente non decade da sola. Sono due le vie: attraverso il Prefetto entro 60 giorni dalla notifica, o tramite il giudice di pace. Nel primo caso il ricorso è gratuito poiché non bisogna anticipare la marca da bollo ma bisognerà pazientare in quanto i tempi saranno più lunghi. Nell’altro caso, invece, che può essere autonomamente o tramite un avvocato, servirà anticipare i cosi della marca da bollo per la ‘sfida’ contro il Comune che, in questo caso, andrà fatta in 30 giorni con tempi per il verdetto più ristretti.
In ogni caso, che sia l’una o l’altra via, la vittoria impugnando la multa è quasi certa allo stato attuale finché non ci saranno aggiornamenti sulla regolarizzazione di tutti i dispositivi. Sperando tuttavia che tale circostanza non induca anche a una leggerezza sulle strade italiane. Non sarebbe certo intelligente considerando innanzitutto la propria sicurezza, oltre che ovviamente a quello delle persone che si incrocerebbe. Si spera che prevalga il buonsenso e che non vi sia un abuso sotto quest’aspetto, almeno non in maniera totale e con indifferenza a fronte della sicurezza stradale. Che una tutela non diventi una legittimazione per eccessi di velocità.
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