Comunicazione importante dell’INPS per quanto riguarda le domande dell’assegno di inclusione respinte: ecco come si potrà fare ricorso e la novità dal 27 febbraio
Fuori il reddito di cittadinanza, dentro l’assegno di inclusione. Dal 1° gennaio 2024 è stato completamente stravolto lo scenario per il sostegno economico e sociale delle famiglie italiane. E’ stata introdotta la nuova misura che non solo mira a fornire un aiuto finanziario, ma che si propone – questa volta dicono concretamente – di favorire l’inclusione sociale e professionale attraverso l’inserimento a specifici percorsi di attivazione.
L’accesso all’ADI, ovviamente, è vincolato al soddisfacimento di diversi requisiti che hanno portato a restringere il cerchio ed escludere molti ex beneficiari RdC. Uno degli elementi fondamentali per il nuovo aiuto, come ormai noto, è la composizione del nucleo familiare. Per poter beneficiare dell’assegno, infatti è necessario che all’interno del nucleo familiare sia presente almeno un componente che sia disabile, minorenne oppure con età superiore ai 60 anni e in condizioni di svantaggio economico.
Inoltre il nucleo familiare del richiedente deve soddisfare specifici requisiti economici. È richiesto un Indicatore della Situazione Economica Equivalente, ovvero l’ISEE, non superiore a 9.360 euro, con valori aggiuntivi calcolati nel caso di famiglie con minori o con componenti in condizione di disabilità grave o non autosufficienza. Il reddito familiare complessivo, inoltre, non deve superare i 6.000 euro annui, anche se vi sono alcune eccezioni per famiglie con membri anziani o con disabilità gravi.
Come accadeva anche in precedenza, si tiene ovviamente conto anche di beni immobili e mobili. Ed è spesso anche questo il motivo dell’esclusione dal nuovo contributo statale. L’INPS ha recentemente pubblicato una circolare mirata a chiarire le domande in evidenza o sospese, spiegandone i motivi e come sbloccarle, ma soffermandosi anche velocemente sulle richiesta respinte e sul come presentare ricorso indipendentemente dalle motivazioni se si ritiene di aver diritto all’aiuto.
In tal senso – si legge nella nuova circolare dell’Istituto nazionale della previdenza sociale – è possibile presentare istanza di riesame entro 30 giorni dalla comunicazione del provvedimento. Un altro modo per provare a riaprire la possibilità, altrimenti, è il ricorso giudiziario. A tal proposito il prossimo 27 febbraio, direttamente sul postale INPS, sarà possibile visualizzare il dettaglio delle casuali reiezione della domanda. Quindi dal prossimo mese sarà ancor più chiaro comprendere come procedere per ripresentare alla sede la posizione di alcuni nuclei familiari.
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