Ricariche PostePay nel mirino dell’Agenzia delle Entrate, stanno procedendo ai controlli indietro di 5 anni, prestate attenzione.
Negli ultimi anni si è assistita ad una proliferazione di carte, prepagate o di credito per procedere ai pagamenti. Non più solo il contante, oggi attraverso i POS si fanno i pagamenti. Con le carte si possono fare i prelievi presso gli sportelli ATM o ancora online con i bonifici. Insomma, è cambiato il mondo dei pagamenti dove tutto adesso è più modernizzato.
Le carte quindi che vengono predisposte sono tante, possono venire dalle banche oppure dalla posta. Una che negli ultimi tempi ha avuto un notevole riscontro è sicuramente la PostePay. La classica carta – quella gialla – dove è possibile mettere dei soldi e poter procedere ai pagamenti online, acquisti e tutte le operazioni che possono instaurarsi nella vita di tutti i giorni. La posta poi è andata oltre emettendo anche una versione Evolution cioè quella dotata di IBAN, divenendo a tutti gli effetti al pari di una carta bancaria.
PostePay è una carta usata tantissimo e in quanto tale rientra nella politica dei controlli che vengono effettuati dell’Agenzia delle Entrate. Questo perché gli accertamenti fiscali non hanno ad oggetto solo i conti correnti bancari ma anche le carte prepagate, a differenza di quanto erroneamente si possa pensare. Il problema è che spesso queste carte prepagate vengono utilizzate per evadere e non farsi notare, ma il Fisco sa che l’evasione passa anche dalle ricariche PostePay.
Per questo motivo procederà ai controlli sulle carte prepagate sia le classiche che quelle dotate di IBAN e farà una valutazione retroattiva fino al quinquennio precedente. Insomma, tutto quello che entra sulla PostePay è tracciato. Poste Italiane deve rendicontare all’ente tutti i rapporti attivi con i clienti, quindi tutte le operazioni di entrata e uscita, il numero di conto ed altri informazioni rilevanti. Queste poi verranno impacchettate in un database telematico a cui avranno accesso la Guardia di Finanza e l’Agenzia delle Entrate.
Quindi non pensate di eludere i controlli da parte di tali enti. L’accertamento avrà ad oggetto quelle persone che non hanno denunciato i redditi nella dichiarazione e quindi se dalla verifica emergono illeciti. Il Fisco può procedere con il pignoramento della carta. Tale Istituto è previsto dopo che il creditore ha notificato il pagamento delle somme entro 10 giorni e può chiedere l’autorizzazione al Presidente del Tribunale di accedere all’anagrafe tributaria dei conti correnti per scoprire chi è l’intestatario della PostePay. Le cifre che vi sono sulla carta devono essere dichiarate nel caso in cui vadano a formare il prezzo imponibile.
Ovviamente questo non riguarda nel caso di regali da parte di genitori, fratelli e coniugi per cifre minori. Stesso discorso nel caso di risarcimento danni, vendita di oggetti usati a prezzi inferiori rispetto a quello di acquisto. Vincite di gioco, prestiti privati a condizione che comunque l’entità del prestito sia dimostrabile.
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