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Rating, come funziona e perché l’Italia teme il test Moody’s

Dopo le conferme dei voti da parte di S&P, Dbrs e Fitch, venerdì è attesa la valutazione dell’agenzia più grande. Il Paese si presenta al giudizio con outlook negativo e una valutazione che è appena sopra il livello “spazzatura”

 

Dopo Standard & Poor’s, Dbrs e Fitch, ora gli occhi sono puntati su Moody’s. La pagella dell’agenzia di rating è attesa per venerdì prossimo. Il governo Meloni arriva all’appuntamento con una legge di Bilancio prudente nei numeri. Malgrado il rallentamento dell’economia, finora l’Italia ha evitato il declassamento, incassando la conferma del proprio rating. Ora rimane l’ultimo scoglio, l’esame più temuto non solo perché si tratta dell‘agenzia più grande e autorevole. Ma soprattutto perché il Paese si presenta al giudizio con outlook negativo e una valutazione che è appena sopra la soglia del cosiddetto investment grade, il livello per investire. Sotto si scende a junk, spazzatura.

È una delle ragioni per cui il governo ha chiesto alla maggioranza che lo sostiene di non presentare emendamenti alla Manovra, con l’obiettivo di mantenere immutati i saldi e soprattutto evitare scivoloni su capitoli delicati, come quello del superbonus, che possono avere un impatto sul debito. Dimostrare “la credibilità e solidità del Paese”: con questo mantra in testa il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti nelle ultime settimane ha incontrato le agenzie di rating per rassicurare sull’impegno del governo in tema di conti pubblici.

Le pagelle di S&P, Dbrs e Fitch

Il voto di Moody’s conclude un calendario di fuoco come non se ne vedevano da anni, che nell’ultimo mese ha visto l’Italia sotto i riflettori. Le prime tre valutazioni hanno lasciato immutato il rating e anche l‘outlook sul debito sovrano dell’Italia, pur in presenza di una frenata dell’economia evidenziato nei diversi report.

Lo scorso 20 ottobre S&P ha confermato il giudizio “BBB” con prospettive stabili. Una settimana dopo è stata la volta di Dbrs, che ha lascia invariato il voto “BBB high” con outlook stabile. Lo scorso venerdì infine Fitch ha mantenuto la valutazione di “BBB”  e trend stabile.

In attesa della pagella di Moody’s

Ora si attende il verdetto di Moody’s, rimasta in stand by da maggio, quando l’agenzia ha deciso di rinviare il rating. L’attuale giudizio classifica l’Italia a BAA3 con prospettive negative e a fine aprile la stessa agenzia ha evidenziato in un report la possibilità per il Paese di entrare nel territorio degli asset più rischiosi. Gli analisti di Unicredit si dicono convinti che sarà confermato il giudizio sull’Italia.

Di certo la scelta di Moody’s avrà una valenza non solo politica ma anche finanziaria. Gli effetti di un eventuale taglio li descrive uno studio di Barclays. Se il rating dell’Italia dovesse scivolare sotto l’investment grade, lo spread tra Btp e Bund tedesco, che ora viaggia attorno a quota 185, “potrebbe testare” la soglia dei 250 punti base. L’istituto britannico non fa pronostici sul rating ma indica una possibile crescita del debito a 144,3% il prossimo anno, contro il 140,1% stimato dal governo, per poi ritornare a scendere grazie ad una crescita del Pil “contenuta ma positiva”.

Cosa sono le agenzie di rating

A valutare la sostenibilità del debito pubblico sovrano sono le agenzie di rating. Oltre agli Stati, anche le aziende che emettono titoli e gli strumenti finanziari vengono valutati. Si tratta di un giudizio sulla solidità e sulla solvibilità di un emittente, ovvero sulla sua capacità di restituire il denaro che prende a prestito.

La valutazione è fatta sulla base di un’analisi periodica dei bilanci, dei fondamentali economici e finanziari. Il giudizio si esprime attraverso il rating, una scala alfanumerica, che rappresenta una “pagella” sulla capacità di far fronte agli impegni, secondo le modalità e i tempi prestabiliti.

Mercati finanziari
Foto ANSA – Codiceateco.it

Il voto, dalla “tripla A” al livello “spazzatura”

La scala varia a seconda degli istituti ma in generale va dalla tripla A (massima affidabilità) alla D (default ovvero insolvenza). Il voto massimo rappresenta il minore rischio di insolvibilità: chi investe nelle obbligazioni di un Paese ha elevate possibilità di essere rimborsato. C’è poi il caso dei Paesi meno virtuosi, come l’Italia, che si colloca intorno alla “tripla B”, poco sopra il livello junk. A pesare su Roma sono la bassa crescita, il debito pubblico elevato e il disavanzo. L’ultima Nadef (Nota di aggiornamento al Documento di economia) non ha certo contribuito a infondere certezza nei mercati finanziari, con il rapporto debito/Pil che non scenderà come programmato con il Def (Documento di economia e finanzia) lo scorso aprile.

Altra componente della valutazione delle agenzie è l’outlook, la previsione. Può essere positivo, stabile o negativo. In questo caso, la valutazione anticipa l’andamento dell’economia di un Paese o il bilancio di una società.

La valutazione delle agenzie di rating è importante perché i titoli con giudizio inferiore alla sufficienza non possono esser portati alla Bce, la Banca centrale europea, come collaterali nelle operazioni di finanziamento del sistema bancario. Molti fondi d’investimento, come quelli che gestiscono i risparmi del sistema pensionistico, inoltre non posso detenere per statuto asset con un livello di merito inferiore a quello di investment grade. Una questione non trascurabile per un Paese indebitato come l’Italia, che il prossimo anno dovrà collocare sul mercato circa 548 miliardi di euro, 46 miliardi in più rispetto al 2023.

Le principali agenzie di rating

Esistono diverse agenzie di rating. Le più note e influenti sono tre: Moody’s, Standard & Poor’s e Fitch Ratings. Moody’s Corporation nasce a New York nel 1909. A fondarla è John Moody. Si tratta della maggiore agenzia di rating al mondo, con una quota di mercato nelle valutazioni del 40%. È quotata alla Borsa di New York (Nyse) e fa parte dell’indice S&P 500.

Standard & Poor’s Corporation (S&P) viene fondata negli Stati Uniti nel 1941. La sua quota di mercato pari al 39%. È controllata dalla società S&P Global, è quotata alla Borsa di New York e fa parte dell’indice S&P 500.

Fitch Ratings è un’agenzia internazionale fondata nel 1913 a New York. Ha due quartieri generali, uno nella Grande mela e uno a Londra. È la terza agenzia di rating con una quota di mercato del 16%. Sebbene più piccola delle altre due, spesso funge da ago della bilancia quando le valutazioni di Moody’s e Standard & Poor’s sono simili ma non uguali.

DbrsMorningstar è un ’agenzia di rating canadese fondata a Toronto nel 1976. è la quarta p rquota per quota di mercato che oscilla tra il 2 e il 3%.

Le critiche contro le agenzie di rating

l ruolo delle agenzie di rating è stato spesso al centro di forti critiche. Negli ultimi anni sono stati sollevati dubbi sulla loro obiettività. La principale accusa che viene mossa loro è di non aver previsto i grandi crack che hanno riguardato i titoli tossici e trascinato sul lastrico i risparmiatori. Sono anche accusati di aver agito in maniera intempestiva con pesanti ripercussioni sulla finanza globale e sull’economia. Esempi emblematici sono il crack Parmalat e il fallimento Lehman Brothers, la quarta banca d’Affari degli Stati, o il declassamento di molti Stati europei agli inizi del 2012, con importanti ripercussioni sulle finanze pubbliche.

Per non parlare del potenziale conflitto di interessi che incrina di fatto la loro terzietà. Le agenzie sono società private che fanno utili e tra i loro azionisti figurano grandi fondi d’investimento che operano sui mercati sulla base dei giudizi delle stesse agenzie. Senza contare che gli introiti delle agenzie arrivano in parte dalle stesse società valutate o dai singoli investitori.

Non a caso si è arrivati a parlare di “dittatura degli analisti”. Data la delicatezza del loro ruolo, le agenzie di rating sono soggette a vigilanza. Secondo la normativa europea, è in capo alle autorità competenti dello Stato membro (nel caso dell’Italia la Consob).

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