Cedolare secca, con l’applicazione della flat tax si ottiene un risparmio dal punto di vista fiscale. Tutti i dettagli.
Il risparmio fiscale passa anche attraverso la scelta del regime fiscale più adatto alle proprie esigenze e bisogni, soprattutto nel settore delle locazioni di tipo immobiliare. In questo campo trova sempre maggiore applicazione la cosiddetta cedolare secca, un’imposta sostitutiva dell’IRPEF, delle addizionali regionali e comunali, dell’imposta di registro e di bollo.
Nel dettaglio, le aliquote applicate dalla cedolare secca sono tre: del 21 per cento del canone annuo, se a regime di libero mercato; del 10 per cento, se a regime concordato (calmierato); del 21 o del 26 per cento per le locazioni brevi. Se queste sono le percentuali applicate per questa flat tax, a quanto ammonta il risparmio in termini monetari?
Secondo recenti calcoli il risparmio fiscale per tutti i contribuenti impegnati con la cedolare secca è stato nel 2023 di circa 2,3 miliardi di euro. Una cifra ragguardevole che si suddivide con 887 milioni di euro riferiti alla cedolare secca per gli affitti a canone concordato, mentre il resto del risparmio deriva dagli affitti brevi e dal mercato libero.
Questi numeri si riferiscono all’IRPEF che i proprietari non pagano, adottando la flat tax, ma il totale dei risparmi è certamente più elevato considerando che, come detto, la cedolare secca sostituisce anche imposta di registro, bollo e addizionali locali. Del resto il vantaggio fiscale di questo regime fiscale è testimoniato dalla crescita complessiva dei locatori che lo utilizzano.
La stima è di 2,3 milioni di locatori, con un aumento del 2,3 per cento annuo. In aumento i canoni in libero mercato che applicano l’aliquota del 21 per cento (12,8 miliardi, più 7,9 per cento) e quelli concordati che versano un aliquota del 10 per cento (6,8 miliardi, più 6,8 per cento). da considerare che questi numeri sono destinati a crescere. Infatti una recente sentenza della Corte di Cassazione ha indicato che la cedolare secca è applicabile anche agli affittuari che utilizzano la partita iva. Cioè alle imprese che affittano studi o sedi da privati.
Questa sentenza della Cassazione modifica l’interpretazione restrittiva dell’Agenzia delle Entrate. Un locatore può quindi affittare un suo immobile a uso abitativo anche a un’impresa o a un’attività di lavoro autonomo. Si calcola che circa 8-10mila nuovi contratti potrebbero essere coinvolti dalla sentenza. Nel 2023 il risparmio fiscale complessivo è cresciuto del 10 per cento rispetto al 2022.
Lo scaglione IRPEF maggiormente interessato è quello oltre i 50mila euro annui, con quasi due terzi del risparmio totale. Circa il 22 per cento dei beneficiari ottiene il 63 per cento dei vantaggi fiscali (1,5 miliardi di euro). L‘aliquota IRPEF maggiore pagata da questo scaglione (il 43 per cento), incide sul vantaggio fiscale della cedolare secca.
Bisogna poi considerare che gli affitti dichiarati crescono con l’aumentare del reddito: il secondo scaglione (15-28mila euro) sottopone alla flat tax 4.600 euro all’anno, mentre nell’ultimo scaglione questa cifra sale a 12mila euro annui.
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