Quando andremo in pensione? Qual è la nostra personale prospettiva

Il Corriere della Sera ha effettuato una proiezione sui fattori che influenzano l’età del pensionamento: quando andremo in pensione?

Coniugi fanno calcoli per la pensione
Coniugi fanno calcoli per la pensione (Codiciateco.it)

Come sappiamo, a influire sulla pensione, sono diversi fattori, fattori che variano in base alla fascia di età, e non solo. Il Corriere della Sera ha effettuato una proiezione sull’età del pensionamento, ipotizzando una suddivisione in fasce. Che cosa è emerso? Qual è il quadro generale dell’Italia? Bé, non è certo confortante, almeno rispetto a molti altri paesi europei.

La maggior parte degli italiani va in pensione superati i 60 anni, diciamo tra i 60 e i 68 anni. In certi casi, però, alcuni lavoratori vanno in pensione addirittura a 70 anni o oltre. Naturalmente, la pensione è determinata dagli anni di contributi versati, dunque, meno anni si sono accumulati, meno contributi si sono versati, e minore la sarà l’importo della pensione.

La proiezione del pensionamento: quando andremo in pensione secondo i calcoli

Soldi messi da parte per la pensione
Soldi messi da parte per la pensione (Codiciateco.it)

I contributi versati durante gli anni di lavoro devono essere poi messi in relazione all’andamento del Pil del paese. Dunque, minore è la crescita dell’economia dell’Italia, minori saranno gli importi delle pensioni. Chi sfrutta la pensione anticipata, quindi dopo aver versato 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini, e 41 anni e 10 mesi per le donne, significa che ha iniziato a lavorare in età giovane, sui 25 anni.

Chi va in pensione con la vecchiaia, lo può fare una volta raggiunti 67 anni di età e con almeno 20 anni di contributi. Sono quei lavoratori che hanno iniziato a versare contributi prima del 1995 e che non possono godere dei requisiti della pensione anticipata. Per la pensione anticipata, infatti, il requisito essenziale è l’aver iniziato a versare contributi a partire dal 1996.

La pensione anticipata prevede il pensionamento tre anni in anticipo, quindi a 64 anni, con almeno 20 di contributi, a patto di avere una pensione di almeno tre volte l’assegno sociale. Significa che bisogna percepire almeno 1325 euro netti al mese. L’assegno sociale è pari a 534 euro al mese.

Il prospetto pensionistico indicato dal Corriere della Sera

Se la somma percepita è superiore a 1325 euro mensili, si può andare in pensione anticipata a 64 anni, da incrementare nel tempo per l’aumento dell’attesa di vita. Le donne lavoratrici, invece, possono andare in pensione solo se percepiscono una pensione netta mensile di 1250 euro (2,8 volte l’assegno sociale), se hanno un figlio, e di 1170 euro (2,6 volte l’assegno sociale) con due o più figli.

E poi subentra la fascia che usufruisce della Quota 103, ossia la pensione a 62 anni di età e dopo aver maturato 41 anni di contributi versati, ma si è obbligati al ricalcolo integralmente contributivo dell’assegno pensionistico. Per i lavoratori che hanno iniziato a versare contributi a partire dal 1996 esiste, a partire da quest’anno (il 2024), la pace contributiva.

Questa consente di colmare i buchi contributivi diversi dal riscatto di laurea. Per quanto riguarda gli assegni, per i lavoratori dipendenti non cambia molto tra uomini e donne, con tassi di sostituzione in casi simulati che oscillano tra il 60% e l’80%. Per i lavoratori autonomi, invece, i tassi possono variare tra il 50% e l’80%, sia per gli uomini che per le donne.

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