In pensione a 63 anni: c’è un modo che non sempre viene esplicitato. Possono farlo diverse categorie: i dettagli
Andare in pensione è un traguardo ambito da molti cittadini che arrivati ad un certo periodo della loro vita vorrebbero fermarsi e godersi il meritato riposo. Non sempre è possibile farlo all’alba dei 60 anni o poco più. La legge italiana, per il momento, prevede che il trattamento ordinario si consegue al raggiungimento dei 67 anni di età e 20 anni di contributi.
Ci sono però soluzioni che permettono di smettere di lavorare prima anche se non è detto che possono essere sempre applicate. Vanno, infatti, vagliate da caso a caso. Tra le varie opzioni ce n’è una che consente di ricevere il trattamento pensionistico a 63 anni o, meglio, a 63 anni e mezzo. Vediamo quando è possibile e come fare perché in questi casi non sempre l’Inps lo dice chiaramente.
Andare in pensione a 63 anni e mezzo è facoltà di tutti coloro che rientrano nei requisiti per ottenere l’Ape sociale, ovvero l’Anticipo Pensionistico Sociale. Un processo nel quale rientrano diverse tipologie di cittadini: non solo disoccupati, invalidi e caregiver ma anche i lavoratori che hanno svolto lavori gravosi per diverso tempo nella loro vita lavorativa.
Si tratta di categorie alle quali si possono applicare dei requisiti aggiuntivi che consentono di anticipare l’età pensionabile in maniera del tutto lecita. Per chi ha svolto lavori usuranti, avendo 36 anni di contributi, si può chiedere di andare in pensione con l’Ape sociale. Bastano 7 degli ultimi 10 anni di lavoro o 6 degli ultimi 7 passati ad effettuare mansioni che rientrano nel cosiddetto lavoro logorante per rientrare in questo circuito.
Lo stesso vale per le persone disoccupate che dopo non ricevono più la Naspi. Per loro non c’è nessun ammortizzatore sociale e se hanno 30 anni di contributi possono essere considerati come beneficiari dell’Ape sociale se hanno, però, un’invalidità civile pari ad almeno il 74% confermata dalla commissione medica.
Anche i caregiver possono ricevere l’Ape Sociale. In questo caso il cittadino deve svolgere assistenza ad un parente stretto, coniuge o di primo grado, disabile beneficiando della legge 104. Con lui deve convivere da almeno sei mesi prima di aver presentato la domanda per l’Anticipo Pensionistico Sociale. È proprio il fattore della convivenza che è determinante per percepire la pensione. Questo significa che il cittadino che presenta la domanda per la pensione non deve per forza avere la convivenza anagrafica nella casa del disabile e dunque far parte dello stesso nucleo familiare, ma basta vivere nella stessa casa e allo stesso civico.
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