Stipendi, tagli in arrivo. La notizia preoccupa i lavoratori, possibile una beffa dopo gli incrementi di questo periodo.
Gli stipendi, nel corso degli ultimi mesi, hanno avuto una crescita, in compensazione del peso dell’inflazione e della crisi economica che hanno colpito il Paese. Attualmente con il parziale rallentamento dei prezzi di alcuni beni e servizi, si sta registrando una frenata del tasso di inflazione. Tuttavia in alcuni settori, carburanti e alimentari su tutti, la crescita dei prezzi al consumo appare ancora notevole.
Gli aumenti in busta paga, in diversi casi sono coincisi con i rinnovi dei contratti a livello collettivo soprattutto nel comparto pubblico. Ma complessivamente gli stipendi italiani restano più bassi della media europea in molti settori e il loro potere d’acquisto è sempre più ridotto rispetto ad altre grandi economie continentali, come dimostrano tutte le statistiche disponibili. Anche alcune decisioni governative hanno contribuito a una generale ripresa delle buste paga, ma ora si preannunciano delle clamorose inversioni di rotta.
Le iniziative governative che hanno favorito l’incremento delle buste paga sono state essenzialmente tre: lo sgravio contributivo per i lavoratori dipendenti, l’accorpamento degli scaglioni IRPEF da quattro a tre, il cosiddetto bonus mamma per le lavoratrici madri (uno sgravio contributivo per le lavoratrici con almeno due figli).
Queste misure sono state tutte coperte con l’extra-deficit, che nel 2024 complessivamente è di circa 15,7 miliardi di euro. All’incirca quanto speso per le tre misure citate. Per dare continuità a questi aumenti, del tutto a carico dei bilanci pubblici, il governo dovrà decidere di finanziarli nuovamente. Ma la strada, in particolare per lo sgravio contributivo (il taglio del cuneo fiscale), la appare ardua.
Infatti gli impegni presi a livello europeo con la Commissione, attraverso il nuovo Patto di Stabilità, prevedono che non si ricorra più all’extra-deficit per finanziare gli interventi pubblici. Gli accordi europei prevedono un rientro dal deficit pari allo 0,5 per cento annuo. Del tutto incompatibile con il finanziamento dello sgravio contributivo. Esiste la possibilità di trovare accordi meno stringenti con la Commissione, soprattutto in considerazione della crescita dei tassi di interesse, non frenando del tutto la possibilità investimenti pubblici.
Tuttavia anche questa opzione appare complicata, considerando la posizione dei falchi europei. Senza la possibilità di finanziare nuovamente lo sgravio contributivo e lo stop europeo alle politiche di extra-deficit, la probabilità che gli stipendi possano essere tagliati con lo stop agli sgravi dei contributi, non è così remota.
La strada che resta per mantenere le misure citate è quella di una contrazione della spesa pubblica o di un nuovo incremento delle tasse. Ma ambedue le scelte sono pesanti per l’economia e potrebbero creare altri problemi al governo, in un momento delicato per il Paese.
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