Cosa succede se si è assegnatari di NASPI e nel frattempo si lavora in nero? Cosa si rischia a livello giuridico e quali sono i controlli effettuati? Approfondiamo il tema.
Come ormai sappiamo la NASPI è quel sussidio, erogato dall’INPS, e diretto a tutte quelle persone che per motivi non da loro dipendenti hanno perso il lavoro. Si tratta di un sussidio sulla disoccupazione insomma, che ha requisiti ben precisi per essere assegnato, oltre che una temporalità ben definita.
Va da sé che il presupposto necessario per richiedere e ottenere la NASPI sia appunto il non lavorare e, di conseguenza, la non formazione di reddito. Questo vuol dire che se si riceve la NASPI e nel frattempo si svolge un lavoro in nero si rischia grosso.
Intanto perché il lavoro nero è contrario al nostro ordinamento giuridico; non ci sono tutele per i lavoratori, come per i datori di lavoro, e soprattutto non si pagano le tasse per cui applica una vera e propria forma di evasione fiscale. La situazione poi peggiora se si svolge lavoro nero e si ottengono dei sussidi statali come appunto può essere la NASPI. Ma cosa si rischia di preciso? Quali sono i controlli effettuati? Nei paragrafi successivi approfondiremo.
NASPI e lavoro nero, si rischia anche il carcere
Secondo quanto prevede la normativa vigente in materia, qualora un cittadino riceva la NASPI e allo stesso tempo svolge lavoro in nero si rischia fino a 3 anni di reclusione. Questo perché si delineano due diverse fattispecie di reati e cioè percezione indebita di erogazioni pubbliche, ma anche di falsità ideologica in atto pubblico ai danni dello Stato.
C’è da dire che il reato di percezione indebita scatta solo se la somma percepita supera la soglia di 3.999,96 euro ed è punita dal codice penale con la reclusione che va dai 6 mesi ai 3 anni. Se non si supera questa soglia non c’è reato, tuttavia si applica comunque una sanzione amministrativa che varia dai 5.164 euro ai 25.822 euro. In ogni la sanzione non può superare il triplo del beneficio conseguito.
Non si rischia solo il carcere o la condanna amministrativa; insieme a quest’ultima infatti, è prevista anche l’interdizione dai pubblici uffici se la pena è pari o superiore ai 3 anni. Se la pena è inferiore, l’interdizione è solo temporanea e stabilita dai giudici, ma di solito è di 5 anni.
Quali sono i controlli effettuati
Su coloro che percepiscono la NASPI, così come gli altri sussidi previsti, sia l’INPS che l’Agenzia delle Entrate svolgono particolari controlli. Quest’ultima, in particolare, ha il dovere di verificare che i comportamenti fiscali degli aventi diritto rispettino determinati parametri.
Nel momento in cui un soggetto che riceve la NASPI per disoccupazione effettua un’anomalia -banalmente spende di più di quanto riceve rispetto al sussidio- scatta l’accertamento fiscale. Dopo aver eseguiti specifiche verifiche, di cui il contribuente deve essere avvisato, l’AdE ha poi il compito di comunicare l’esito degli accertamenti e quindi come si procederà da quel momento.