I premi di produzione, o premi di risultato, possono essere usati per i contributi dei fondi pensione. Cosa sapere.
Tra le varie voci che compaiono in busta paga, vi sono anche i cosiddetti premi di produzione, noti anche come premi di risultato. Questi rispondono alla necessità di un’azienda di motivare i sui dipendenti mediante una quota di retribuzione aggiuntiva che eroga al raggiungimento di determinati aumenti di produttività (che devono essere misurabili e quantificabili per legge), di qualità , di redditività .
Questi premi hanno anche una particolarità molto importante: godono di un regime fiscale agevolato destinato ai dipendenti del settore privato che nell’anno precedente il versamento non abbiano superato gli 80mila euro di reddito. Quindi sono esclusi dai premi di produzione o di risultato i dipendenti del settore pubblico.
Premi di produzione e contributi per la previdenza complementare
Come detto, queste somme aggiuntive hanno un regime fiscale particolare. Per i primi 3mila euro di premio l’IRPEF e le addizionali applicate sono pari al 10%, mentre per il resto del premio le tassazione è quella normale. Quindi questi 3mila euro non sono conteggiati per il reddito del dipendente a fini fiscali.
da notare che l’aliquota per questi premi è stata ulteriormente ridotta per il 2023 al 5%, taglio valido anche per i premi erogati nel 2024 come stabilito nell’ultima Legge di Bilancio. Un aspetto importante da sottolineare è che il premio non è simile a un bonus. È riconosciuto e possibile solo dopo un accordo tra organizzazione sindacali e datore di lavoro.
Bonus e forme di welfare aziendale non hanno invece bisogno di questo passaggio. Quindi non c’è necessita di un accordo sindacale, anche se occorre rispettare le norme del Testi Unico delle Imposte sui Redditi. Tornando ai premi bisogna ricordare che la loro erogazione può essere mensile, trimestrale, semestrale o annuale direttamente nella busta paga del dipendente.
C’è anche la possibilità di convertire il premio in servizi di welfare o in contributi per la previdenza complementare. Ma proprio in questo caso è necessario sottolineare un aspetto, ribadito dall’Agenzia delle Entrate. Infatti bisogna fare particolare attenzione al regime fiscale che viene applicato. Tra gli incentivi alle forme pensionistiche complementari, c’è la deducibilità dal reddito dichiarato per l’IRPEF dei contributi versati al fondo pensione, fino alla somma di 5.164,57 euro.
Non solo, nella liquidazione della pensione complementare c’è anche la non tassabilità della quota di contributo non dedotta dal reddito durante il periodo di accantonamento. Da questo deriva il parere dell’Agenzia delle Entrate secondo cui i premi di produzione convertiti in contributi per la pensione complementare non sono tassabili, né quando sono aggiunti ai fondi pensione né quando sono erogati come prestazione.
Tuttavia bisogna comunicare al fondo pensione sia l’ammontare dei contributi non dedotti, sia l’ammontare dei contributi che sostituiscono il premio di produzione. Questo proprio perché l’importo dei contributi versati al posto dei premi deve essere noto al fondo per non formare la base imponibile della pensione complementare.