In certi casi, si può procedere al pignoramento del conto corrente: scopriamo quando e perché si mette in atto.
La legge in vigore afferma che il pignoramento di un conto corrente può essere messo in atto da diversi soggetti. Ogni creditore, persona fisica o persona giuridica, che abbia un titolo esecutivo, può richiedere il pignoramento del conto corrente di un debitore, compresa l’Agenzia delle Entrate. Questo perché il conto corrente rientra trai beni mobili di un soggetto.
Tale azione forzata scatta a seguito di eventi specifici e in determinate condizioni. Quando un soggetto è in debito e non osserva il rimborso pattuito, la banca deposita in Tribunale una richiesta di decreto ingiuntivo, che deve essere notificato entro due mesi dalla sua emissione. Il debitore riceve la notifica del decreto ingiuntivo, e ha tempo 40 giorni per saldare l’importo o per opporsi alla procedura, se ritenuta irregolare.
Quali sono le leggi per il pignoramento del conto corrente e quando il provvedimento scatta
Nel momento del pagamento, il pignoramento del conto viene bloccato. Tuttavia, in caso di regolarità accertata e il debitore non effettua il pagamento entro 40 giorni, si riceve un atto di precetto, ossia l’ultimo avviso di pagamento, che pone come limite 10 giorni di tempo, terminati i quali, si procede al pignoramento esecutivo.
La banca, oppure le Poste, eseguono il prelievo del conto corrente del debitore dell’intera somma dovuta, oppure di somme mensili, fino a raggiungere la somma totale che il contribuente deve rendere. Tale azione scatta nel momento in cui non si pagano bollette, muti, prestiti o si contraggono altri debiti. Naturalmente, la banca o la posta possono procedere solo dopo la comunicazione all’autorità giudiziaria.
Il mancato pagamento, reiterato nel tempo, può far scattare il pignoramento del conto corrente. Tuttavia, è al banca o la posta dove si ha il conto a decidere l’importo da prelevare. Si deve, prima di tutto, pensare sempre al sostentamento della famiglia del debitore stesso. Insomma, se una famiglia è in gravi difficoltà economiche, la cifra mensile pignorata sarà bassa.
Quando la banca o la posta attuano il prelievo forzato dal debitore
Secondo la legge, vie è il permesso di pignorare solo la somma presente sul conto, che eccede il triplo dell’assegno sociale. Come accennato, il pignoramento può essere richiesto da diversi soggetti. Se il debito è con il Fisco, la richiesta viene effettuata direttamente dall’Agenzia delle Entrate. Anche i conti corrente cointestati sono soggetti a pignoramento.
In caso di conto corrente condiviso, si può pignorare solo il 50% della somma presente, quindi solo prelevare la quota di uno dei due, equivalente alla metà del saldo totale. Ma come funziona il prelievo forzoso in caso di debiti? In realtà, nessuno può prelevare soldi dal conto corrente senza la presenza o permesso del debitore, ma allora, come funzionano i controlli?
È stato istituito un nuovo sistema di controllo per il 2024, per velocizzare le operazioni e per sapere quando conviene pignorare il conto corrente agli eventuali debitori. Si basa sull’incrocio di dati in possesso dalla banca o dall’ufficio postale. Dunque, si cercano beni da pignorare in modo telematico, e ciò vale sia per i beni materiali, come una casa, che per i conti correnti, quindi i beni mobili.