Tutte le novità sulle pensioni: bonus tredicesima e rivalutazione, gli ultimi aumenti e molto altro per restare aggiornato sulla previdenza sociale.
Se sei uno dei milioni di pensionati italiani, probabilmente sai che ci sono buone notizie in arrivo per te. Negli ultimi mesi, il governo ha annunciato una serie di misure volte a migliorare la qualità della vita dei pensionati, compresi bonus tredicesima e rivalutazioni. In questo articolo, esploreremo tutti gli aumenti che potresti aspettarti di vedere sul tuo assegno pensionistico nei prossimi mesi, e come queste misure potrebbero avere un impatto sul tuo benessere finanziario generale.
Le pensioni subiranno un incremento nel dicembre 2023, includendo il bonus tredicesima e l’aggiustamento dei valori in base al costo della vita. Il prossimo mese infatti la cifra delle pensioni vedrà un rialzo, dovuto sia al bonus tredicesima di 154,94 euro (non disponibile per tutti) sia all’aggiornamento degli importi al costo della vita. Inoltre, si noterà l’assenza di ulteriori ritenute comunali e regionali nel cedolino pensionistico. Ecco tutte le informazioni necessarie.
Nel mese di dicembre 2023, i pensionati vedranno un incremento (seppur minimo) nelle loro pensioni. Questo aumento è dovuto all’adeguamento delle pensioni alla inflazione del 2022, un processo noto come perequazione. Inoltre, la tredicesima di quest’anno sarà leggermente più considerevole per coloro con una pensione minima. In aggiunta, le ritenute addizionali comunali e regionali non saranno incluse nelle buste paga di dicembre, essendo già state distribuite nei mesi precedenti dell’anno. In parole povere, i pensionati avranno qualche euro in più nelle loro tasche. Ma analizziamo i dettagli.
Il decreto Anticipi, che è stato ratificato il 16 ottobre scorso dal governo Meloni, stabiliva che l’anticipo del saldo dell’aggiustamento delle pensioni, di solito realizzato dall’Inps a gennaio, sarebbe stato rilasciato a novembre.
Tuttavia, la data è stata successivamente spostata al 1° dicembre 2023, come indicato nel documento pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 18 ottobre scorso. Per questo motivo, i benefici pensionistici il prossimo mese saranno leggermente superiori.
Ma quant’è l’aumento effettivo?
L’incremento per compensare l’inflazione reale del 2022 risulta essere dello 0,8% sulle pensioni di dicembre, un tentativo di bilanciare parzialmente un tasso di inflazione che ha raggiunto l’8,1%. Inoltre, è atteso il pagamento di tutti i ritardi del 2023, a partire da gennaio fino a novembre. Infine, la tredicesima pensione vedrà anch’essa un aumento dello 0,8%.
Come funziona la rivalutazione pensionistica?
La legge di bilancio approvata alla fine del 2022 stabilisce che solo coloro che ricevono pensioni fino a quattro volte il trattamento minimo Inps, ovvero 2.101,52 euro lordi al mese, beneficeranno di un adeguamento pieno del 100% con il relativo conguaglio. Per le altre categorie pensionistiche, la rivalutazione varierà:
Da notare che per l’ultima categoria, a partire dal 2024, è prevista una riduzione di rivalutazione, che sarà solo del 22% l’anno successivo.
Bonus tredicesima
L’assegno di fine anno, noto come bonus tredicesima, è un importo extra di 154,94 euro ricevuto da alcuni pensionati a dicembre, in aggiunta alla loro tredicesima. Questa somma viene assegnata automaticamente a coloro che ne hanno diritto, eliminando la necessità di presentare una richiesta. Una particolarità di questo bonus è che non viene considerato come reddito e quindi non è soggetto a tassazione.
Tuttavia, non tutti i pensionati hanno diritto al bonus tredicesima. C’è un criterio economico che deve essere soddisfatto: l’importo annuale lordo della pensione non deve superare il trattamento annuale minimo del fondo pensione per i lavoratori dipendenti, che è di 7.327,32 euro per l’anno 2023.
L’importo supplementare, pari a 154,94 euro, è stato istituito dalla legge finanziaria del 2001. È riconosciuto a coloro che ricevono una o più pensioni con un importo totale che non supera il trattamento minimo e che si trovano in una certa condizione di reddito. Questo si applica a tutti i titolari di pensioni erogate dall’Inps, con l’eccezione delle pensioni e assegni sociali, delle prestazioni per invalidità civile, delle pensioni dei dipendenti di enti creditizi, dei dirigenti d’azienda e dei trattamenti non considerati come pensioni.
Il funzionamento del bonus dipende dal reddito disponibile, dai limiti di reddito del richiedente e dal coniuge, se presente. Un importo parziale è previsto per coloro che hanno un reddito maggiore di 7.327,32 euro, ma non eccedente i 7.482,26 euro, che rappresenta il trattamento annuo minimo per l’applicazione del bonus tredicesima. Tuttavia, non è sufficiente solo rispettare la soglia: il reddito complessivo soggetto all’Irpef non deve infatti superare 1,5 volte l’importo annuo del trattamento minimo. Nel 2023, la soglia da rispettare è di 10.990,98 euro.
Se il pensionato è sposato, i requisiti cambiano. Il bonus tredicesima sarà concesso se si adempiono due condizioni: non superare il reddito complessivo personale di 10.990,98 euro e non superare tre volte il trattamento minimo, che per il 2023 è fissato a 21.981,96 euro.
Quando avverranno i pagamenti?
Il versamento avverrà venerdì 1° dicembre attraverso bonifici, sia bancari che postali, mentre i pagamenti in contanti presso gli uffici postali termineranno martedì 5 dicembre.
Il 2024 porterà differenti cambiamenti in termini di pensione, come delineato dalla nuova manovra. Uno fra questi è l’estensione di Quota 103, che include 62 anni di età e 41 anni di contributi. Tuttavia, coloro che intendono prendere vantaggio di questo dovranno adattarsi a un assegno di pensione riciclato tramite il metodo contributivo, in genere più modesto. Per l’Ape sociale, l’età richiesta sarà di 63 anni e 5 mesi, non più solo 63.
Per quanto concerne l’Opzione donna, l’età minima richiesta sarà aumentata di un anno. Pertanto, le donne senza figli e che rientrano nelle categorie applicabili (caregivers, individui con una invalidità al 74%, lavoratrici licenziate o impiegate in aziende in crisi) potranno andare in pensione a 61 anni (anziché 60), a patto che abbiano versato contributi per 35 anni. Se hanno un figlio, l’età cala a 60 e a 59 se hanno due o più figli.
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