Pensioni anticipate, i numeri riguardanti le richieste di quota 102 e quota 103. Che cosa sta succedendo alle due prestazioni.
Nel sistema previdenziale italiano esistono diverse prestazioni che consentono, al raggiungimento di specifici requisiti anagrafici e contributivi, di accedere con anticipo alla pensione. Tra questi c’è il cosiddetto metodo delle quote. Questo è entrato in funzione a partire dal 2019 e poi successivamente riveduto e corretto dai vari esecutivi che si sono succeduti.
Tuttavia le misura è sotto osservazione sia da parte della Ragioneria di Stato che dell’Unione europea per il forte impatto che hanno avuto sulla spesa pubblica. Dal 2019 al 2024, la spesa pensionistica in Italia è aumentata di circa 70 miliardi di euro. Non è un caso che oggi i dubbi su questo sistema siano abbastanza diffusi tra gli esperti del settore.
Il sistema delle quote ha preso il via con il governo Conte I nel 2019, con un metodo che univa età anagrafica e anzianità contributiva. In quel caso occorreva raggiungere la somma di 100 tra le due variabili, corrispondente alla quota. Quest’ultima nel tempo è stata aumentata a 102 e poi a 103, com’è tuttora.
Per la versione attuale il governo ha introdotto delle limitazioni. Ha ancorato quota 103 al calcolo interamente contributivo, meno vantaggioso per i lavoratori, e fissando un tetto massimo all’assegno pensionistico, fino al raggiungimento dell’età per la pensione di vecchiaia (cioè 67 anni). Dunque per tutto il 2024 sarà possibile uscire in anticipo dal lavoro con un’età anagrafica di 62 anni e con un’anzianità contributiva di 41, anche se con le penalizzazioni accennate.
Con quota 102, introdotta dal governo Draghi, l’anticipo pensionistico era fruibile con un’età di 64 anni e con 38 anni di contributi. A questa versione è seguita quota 103 senza le limitazioni, come definito dalla prima legge di bilancio del governo Meloni. Complessivamente, secondo le ultime informazioni, il numero complessivo dei lavoratori che hanno sfruttato il sistema delle quote dal 2019 al 2023 è di circa 435mila unità.
Nel biennio 2022-23, hanno abbandonato il lavoro fruendo di quota 102 e quota103 circa 36 mila lavoratori. La preferenza è stata per quota 103, con circa 23mila uscite anticipate nell’anno 2023. Per quota 102 solo 13mila richieste nel biennio in questione. I dati dell’Osservatorio INPS delineano i numeri delle prestazioni: le prestazioni anticipate con decorrenza 2022 sono 260.400, mentre quelle con decorrenza 2023 sono state 227.639. Ma nonostante il calo il loro peso sulla spesa pensionistica continua a essere notevole.
Nel 2023 le spese maggiori nel welfare sono state quelle per il pensionamento anticipato, seguite dalle misure di contrasto alla povertà e infine da quelle di sostegno alla famiglia. Con l’andamento attuale, secondo i conti della Ragioneria dello Stato, il peso del sistema delle quote continuerà a crescere rispetto al PIL del paese, fino al 17 per cento nel 2040. La scadenza di quota 103 al 31 dicembre 2024 imporrà al governo delle scelte delicate sulla praticabilità degli anticipi pensionistici per i conti pubblici.
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