Il carovita di oggi può costringere alcuni pensionati a dover continuare a lavorare. Ma cosa prevede la legge in merito? Scopriamo se si finisce col perdere il trattamento pensionistico.
Sia le necessità della vita quotidiana, sia la continua voglia di impegnarsi in nuovi progetti e nuove sfide, possono spingere un pensionato a continuare a lavorare. Ebbene, ci sono alcune modifiche di cui tener conto se andranno a sommarsi il nuovo reddito con la rendita pensionistica.
Prima di tutto, è importante considerare un rischio che si andrà a correre: l’aliquota fiscale applicata al reddito andrà di conseguenza ad aumentare, considerando l’accumulo dei redditi provenienti dalle due entrate economiche. Il lavoratore dovrà pagare le imposte sulla somma dei due redditi. Secondo la legge, è consentito ad un pensionato ricominciare a lavorare, ma ci sono alcune regole da rispettare.
Pensione e lavoro contemporaneamente: è consentito?
Dal 1° gennaio 2019, non esiste più divieto di cumulo dei redditi da pensione e da lavoro. Questo decreto legge (112/2008) ha consentito ai pensionati di tornare a lavorare senza perdere il trattamento pensionistico. Ovviamente, il nuovo reddito andrà ad aggiungersi in fase di dichiarazione, formando così un’unica base imponibile IRPEF. In ogni caso, si parla dei pensionati assicurati con il sistema retributivo o misto, ossia coloro che hanno iniziato a versare i contributi prima del 31 dicembre 1995.
Per chi ha iniziato in data successiva, dal 1° gennaio 1996, ed è pensionato contributivo puro, è possibile cumulare i redditi da lavoro e da pensione ma rispettando almeno uno di questi requisiti: un minimo di 60 anni di età per le donne e 65 per gli uomini; 40 anni di contribuzione alle spalle o 35 anni di contribuzione e 61 di età. Restano escluse le pensioni dei dipendenti pubblici riammessi in servizio presso le pubbliche amministrazioni e le pensioni o assegni di invalidità. In questi casi, i soggetti hanno il divieto di cumulare il reddito pensionistico con altri redditi.
Chi va in pensione con Quota 102 non può lavorare fin quando non compie i 67 anni di età, mentre chi va in pensione con Quota 100 può svolgere un lavoro occasionale purché non superi la retribuzione di 5000 euro lordi l’anno.
Va considerato anche che la scelta di tornare a lavoro implica un ricominciare il versamento dei contributi all’INPS. In questo caso entra in gioco il supplemento di pensione: un pensionato avrà la possibilità di incrementare il suo assegno pensionistico con la nuova attività lavorativa. Vedi anche come funziona l’acquisto dei contributi per poter andare in pensione.