Andare in pensione con soli 10 anni di contributi. Che cifra è possibile aspettarsi in una situazione del genere.
Non sempre è possibile andare in pensione dopo carriere lavorative lunghe e continue. Ormai non è raro che ci si avvicini alla pensione avendo maturato solo pochi anni di contributi. In tal caso le opportunità di pensione non sono molte e occorre fare alcuni distinguo per poter valutare a quanto ammonterà l’assegno pensionistico.
Una prima osservazione generale riguarda il sistema di calcolo utilizzato per stabilire la pensione. Dal 1996 in Italia si utilizza il sistema contributivo che si accompagna a quello retributivo per chi ha dei contributi versati, in quantità sufficiente, entro il 31 dicembre del 1995 (sistema misto). Mentre chi ha versato contributi solo dalla data del 1 gennaio 1996, rientra nel contributivo puro. Si tratta di una distinzione molto importante da cui dipende l’ammontare della pensione.
L’accesso più importante alla pensione è oggi il trattamento di vecchiaia, che prevede almeno 20 anni di contributi versati (per chi rientra nel sistema contributivo puro). Ma con questo sistema, chi non raggiunge la soglia contributiva dei 20 anni può lavorare fino a 71 anni e lasciare l’occupazione con soli 5 anni contributivi.
C’è altra possibilità di andare in pensione con soli 10 anni di contributi versati ed è riservata a persone con elevata riduzione della capacità lavorativa, pari almeno a un terzo, causate da malattia, difetto fisico, mentale e così via. In una situazione del genere si può presentare domanda per l’assegno ordinario di invalidità o per la pensione di inabilità previdenziale (inabili al 100 per cento).
Occorre però aver maturato almeno 5 anni di contributi, di cui 3 nel quinquennio precedente a quando è presentata la domanda di pensione. A questo punto è opportuno chiedersi a quanto potrebbe ammontare la pensione con soli 10 anni di contributi. Bisogna tener presente che per il sistema contributivo è molto importante il montante contributivo, cioè quanto si accantona nel corso della carriera professionale.
Questa somma è rivalutata in base all’andamento dell’inflazione e determina appunto il montante che si trasforma in pensione mediante l’applicazione di uno specifico coefficiente. Questa cifra diventa più vantaggiosa, quanto più si ritarda l’accesso alla pensione. Il problema è che con soli 10 anni di contributi il montante probabilmente non sarà una cifra elevata. Per esempio una retribuzione annua di 25mila euro, corrisponde circa a una montante di 82mila euro. Non molti per garantirsi una pensione adeguata.
Andando in pensione con questo montante, frutto di 10 anni di contributi versati, e a 71 anni di età anagrafica (con applicazione del coefficiente di trasformazione di 6,655) la somma annua lorda che si riceve è di 5.488 euro. Questi corrispondono a circa 420 euro (netti al mesi perché al di sotto della no tax area). La somma per chi sceglie in condizioni simili l’assegno ordinario di invalidità è ancora più bassa.
Da ricordare che in questi casi non è possibile nemmeno l’integrazione al minimo dalla quale sono esclusi i contributivi puri. Chi non raggiunge i requisiti per la pensione rischia addirittura di perdere i contributi. Unica speranza potrebbe essere la richiesta dell’Assegno sociale, prestazione assistenziale per chi non ha contributi versati, ma con stretti requisiti da rispettare.
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