Chi è prossimo alla pensione può valutare di lavorare un anno in più: cosa prevede la legge attualmente in vigore
Molti under 40 oggi sono rassegnati all’idea che mai avranno una pensione degna di essere chiamata tale, come invece i propri genitori. E più è bassa l’età, maggiori sono le incertezze; basti pensare a un giovane appena uscito dalla scuola e che ha voglia di immergersi subito nel mondo del lavoro, o dall’università. Ma non sempre se la passa bene chi invece la pensione la vede all’orizzonte. Siccome i salari italiani sono tra i più bassi in Europa, in tanti cercano di allungare la permanenza al lavoro per avere un importo pensionistico più alto.
È infatti possibile uscire un anno più tardi dal lavoro. Con i dodici mesi aggiuntivi, saranno calcolati i contributi. Un incremento che non solo aumenta direttamente la somma totale accumulata nel montante contributivo, ma anche sulla pensione stessa. Un ruolo importante lo avrà anche il fattore età poiché il coefficiente di trasformazione dei contributi in pensione sarà più alto.
Bisogna anche considerare il tipo di retribuzione percepita negli ultimi mesi della carriera lavorativa. Benché la pensione venga calcolata secondo un metodo contributivo, uno stipendio più elevato porta a contributi mensili maggiori; di conseguenza aumenterà il montante contributivo e la pensione futura.
Inoltre c’è anche una sorta di bonus contributivo per chi decide di lavorare dopo i requisiti pensione. Chi nel 2024 compirà 62 anni di età e 41 anni di contributi versati, ossia raggiungerà la cosiddetta Quota 103, può accedere al Bonus contributivo. Chi rientra in tali requisiti può infatti presentare domanda per ottenere uno sgravio contributivo del 9,19%.
La percentuale è il cosiddetto Bonus Maroni ma ha comunque degli svantaggi. Consente sì di avere una pensione più alta ma nel periodo in cui di sceglie di rimanere a lavoro, il montante contributivo maturato sarà più basso.
Dunque ritirarsi immediatamente dal lavoro dopo aver raggiunto i requisiti pensionistici o di continuare a svolgere l’impiego oltre i limiti fissati dalla legge che si possono superare, è una valutazione personale.
Molto dipende anche dal tipo di lavoro, se è stato particolarmente duro o meno, e dalle spese che ognuno dovrà affrontare una volta raggiunta la pensione, soprattutto se in casa c’è l’altro coniuge lavoratore o pensionato.
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