Hai mai sentito parlare di “pensione indiretta”? Ebbene, è un trattamento pensionistico che non arriva nelle mani del diretto interessato. Capiamo perché.
Tutti sappiamo che devono essere soddisfatti due requisiti fondamentali per andare in pensione, quello anagrafico e quello contributivo. Il primo stabilisce l’età minima indispensabile per entrare nella fascia idonea a ricevere il trattamento pensionistico, il secondo invece stabilisce gli anni di versamento contributivo sufficienti per interrompere l’attività lavorativa.
Talvolta accadono degli imprevisti che stravolgono i piani del lavoratore e della famiglia che ha alle spalle. E’ in uno di questi casi, probabilmente il più drastico tra tutte le possibilità, che subentra la pensione indiretta. Analizziamolo più nel dettaglio.
Parliamo di pensione indiretta nel caso in cui il lavoratore che sta versando i contributi muore prima di accedere al trattamento pensionistico. Pensare a questa eventualità è indubbiamente doloroso, ma dobbiamo fare i conti con il decesso in quanto fase inevitabile nel percorso di vita. Una morte prematura costituisce di certo una disgrazia, proprio per questo lo Stato viene incontro alla famiglia del defunto riconoscendogli un tributo.
Anche lo stesso lavoratore, con molta probabilità, ha a cuore la tutela di chi resta in vita dopo la sua dipartita. Ecco che subentrano due opzioni possibili da mettere in atto qualora questo avvenimento abbia luogo prima del tempo: la pensione può essere pagata a parenti stretti (prima di tutto il coniuge e i figli, in presenza di determinati requisiti) oppure dei superstiti possono ricevere una quota corrisposta in un’unica soluzione (se l’inizio del versamento dei contributi avviene dopo il 1996).
Distinguiamo la pensione indiretta dalla pensione di reversibilità: nel primo caso, il trattamento pensionistico non è mai stato liquidato, in quanto il lavoratore è deceduto prima di accedervi e il denaro che avrebbe costituito la sua pensione viene devoluto a parenti stretti e superstiti; nel secondo caso, parliamo di decesso in fase già pensionistica, quindi il denaro continua regolarmente ad essere erogato ma cambia il destinatario finale. Scopri anche in quali casi può essere ridotta la pensione di reversibilità.
La pensione indiretta spetta, nello specifico, quando il lavoratore deceduto precocemente aveva versato almeno 15 anni di contributi o quando ne aveva versati almeno 5, dei quali 3 nei cinque anni precedenti la morte. La ricevono il coniuge (anche se separato o divorziato, non risposato ad altra persone, purché l’inizio del rapporto assicurativo del defunto preceda il divorzio), i figli minorenni oppure inabili al lavoro o studenti a carico del defunto e di età inferiore ai 26 anni; i genitori in caso di assenza di coniuge o figli; fratelli e sorelle in caso di assenza di genitori, coniugi o figli (purché non sposati, inabili al lavoro e impossibilitati a ricevere altra pensione diretta o indiretta e a carico del lavoratore deceduto).
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