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Pensione, in caso di morte che fine fanno i contributi versati?

Cosa succede ai contributi versati quando un pensionato viene a mancare? Esistono sia la pensione di reversibilità che la pensione indiretta, oppure l’indennità di morte.

Pensionata
Cosa succede ai contributi versati in caso di morte del contribuente prima o durante la pensione? (Codiciateco.it)

Durante gli anni in cui lavoriamo siamo tenuti a versare dei contributi allo Stato. Questi ci permettono di ricevere una pensione mensile una volta raggiunta l’età pensionabile. Inoltre permettono di elargire le pensioni e i vari sussidi statali a tutti coloro che sono oggi in pensione. Ma cosa succede se versiamo i contributi per anni e poi, poco dopo o addirittura ancora prima di andare in pensione, moriamo?

In questi casi esistono diverse prestazioni nei confronti degli eredi del deceduto, le quali hanno principalmente lo scopo di tutelare le esigenze di vita della famiglia cui il defunto contribuiva, soprattutto in caso di eredi non economicamente autosufficienti. Tra le varie tipologie di pensione per gli eredi possiamo annoverare la pensione di reversibilità, la pensione indiretta oppure l’indennità di morte.

Pensioni per gli eredi: cosa succede in caso di morte di un pensionato o di un lavoratore prossimo alla pensione

Figurina di pensionato con monete
Gli eredi di un pensionato o lavoratore defunto hanno diritto ad pensioni di reversibilità o liquidazioni (Codiciateco.it)

La pensione di reversibilità si può richiedere e ottenere stanti determinati requisiti familiari e di reddito. Essa è liquidata nei confronti degli eredi del defunto, ad esempio il coniuge, i figli o, andando a scalare, genitori, fratelli ecc. Una percentuale della pensione che il pensionato avrebbe ricevuto viene dunque versata agli eredi del suddetto soggetto.

Esiste poi la pensione indiretta ai superstiti, quasi del tutto simile a quella di reversibilità, che si caratterizza per il fatto che il defunto non percepiva ancora una pensione ma risultasse piuttosto un “semplice” lavoratore. Questo contributo presuppone che il lavoratore fosse assicurato e che avesse versato 15 anni di assicurazione o contribuzione o almeno 5 anni di assicurazione e contribuzione di cui 3 anni versati nei 5 precedenti alla morte.

Indennità di morte: cosa è e chi ne ha diritto

Chi non può ricevere la pensione indiretta, però, con cosa si ritrova? Esiste anche una terza opzione, vale a dire l’indennità di morte. Essa viene liquidata una tantum (cioè una volta soltanto) nel caso in cui il defunto non abbia raggiunto i due requisiti di cui sopra alla pensione indiretta ai superstiti.

Essa corrisponde solitamente al valore dell’assegno sociale (che per il 2024 è pari a 534,41 euro) moltiplicato per gli anni di contributi versati dal defunto. In caso di 5 anni di assicurazione e contributi versati, gli eredi riceveranno una liquidazione di 534,41 x 5 = 2672.05. Per accedere a questa liquidazione è necessario che gli eredi non superino determinati limiti reddituali, corrispondenti a circa 6mila euro per i single e 12mila per i coniugati.

Inoltre va specificato che gli unici a beneficiare dell’indennità di morte possono essere i coniugi superstiti o i figli. In questo senso l’indennità di morte differisce dagli altri due trattamenti pensionistici ai superstiti, che invece possono essere versati anche ad altri parenti, stanti le condizioni necessarie.

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