Economia

Pensione di reversibilità, non è per sempre: quando si perde il bonifico

Pensione di reversibilità, esiste la concreta possibilità di perderla. Vediamo quando viene meno il diritto alla prestazione.

Perdita pensione reversibilità, quando avviene (codiciateco.it)

La pensione di reversibilità è un diritto riconosciuto ai superstiti, in genere ai familiari più stretti (coniuge, figli e genitori), di un assicurato deceduto. In altre parole, al decesso del titolare di un trattamento pensionistico, il coniuge superstite, il partner unito civilmente, o altri familiari, possono ricevere una percentuale dell’importo destinato al pensionato scomparso.

In questo modo è possibile mantenere una continuità nel trattamento, anche se il reddito del superstite risulta molto elevato. Ciò che può cambiare è la somma accreditata, che viene decurtata in base a delle soglie di reddito indicate dall’INPS. Ma esistono dei casi che determinano la perdita dell’assegno di reversibilità. Vediamo nel dettaglio quando avviene.

Pensione di reversibilità, quando di perde il diritto

Nuove nozze per il coniuge superstite (codiciateco.it)

Come accennato diversi familiari possono ricevere questo contributo dall’INPS, secondo percentuali e importi stabiliti dalla legge. Il coniuge, anche se separato o divorziato in precise circostanze, i figli minori o maggiorenni se studenti, i genitori inabili al lavoro o con più di 65 anni, i fratelli e le sorelle a carico e inabili al lavoro. Anche i nipoti inabili la lavoro possono ottenere la misura, se a carico del pensionato defunto.

Ma chi ha il diritto alla reversibilità, può anche perdere la prestazione in alcuni casi. Si tratta di situazioni tutt’altro che rare e delle quali bisogna tener conto. Il caso più ricorrente sono le nuove nozze del coniuge superstite, la situazione più comune. Anche la perdita dello stato di inabilità al lavoro determina la revoca della pensione di inabilità. Altra situazione molto frequente è il raggiungimento della maggiore età dei figli minori del defunto.

Oppure la reversibilità si perde  dopo i 21 anni di età al termine degli studi, con l’inizio di un percorso lavorativo. Situazione identità per i figli a carico dopo i 26 anni di età che concludono o interrompono l’università. Come si intuisce sono situazioni tutt’altro che rare e abbastanza comuni nelle famiglie. Anche i genitori del defunto titolari della reversibilità perdono la misura, se ottengono un nuovo trattamento pensionistico.

Discorso simile per fratelli o sorelle a carico del defunto che si sposano. In tutte queste situazioni il titolare della pensione di reversibilità ne perde il diritto e l’assegno viene revocato. Questo non significa in assoluto che non si possa riavere la pensione di reversibilità. Tipico è il caso di un ex avente diritto al trattamento che ricade nella condizione di inabilità.

A quel punto, si può nuovamente richiedere la reversibilità all’INPS, seguendo la procedura consueta e presentando tutta la documentazione necessaria. Queste sono le casistiche di revoca più comuni e che occorre ricordare nei momenti e circostanze accennate.

Vincenzo Pugliano

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