In caso di decesso del lavoratore cosa succede, i familiari hanno diritto alla reversibilità? Vediamo cosa prevede la normativa.
Quando un pensionato muore i familiari superstiti, a partire dal coniuge ma anche i figli o altri parenti in casi particolari, hanno diritto alla pensione ai superstiti che nel caso specifico si chiama pensione di reversibilità. Si tratta di un vero proprio sostegno dei familiari del pensionato defunto.
È un diritto previsto per legge erogato in base a requisiti di età o di reddito del beneficiario. Insomma si determina con la morte di un pensionato, di cui parte dell’assegno pensionistico va ai superstiti. Ma che cosa accade in caso di decesso del lavoratore assicurato, ma non ancora entrato in pensione? Si parla ancora di pensione di reversibilità?
Decesso di un lavoratore, quale pensione per i superstiti
In caso di morte di un lavoratore assicurato, i familiari superstiti hanno la possibilità di ottenere qualcosa di simile alla pensione di reversibilità. Si tratta della pensione indiretta, ma per la quale occorrono precise condizioni, con requisiti dettagliati sia per il defunto che per il familiare.
La pensione indiretta è pari a una percentuale della pensione che il lavoratore avrebbe avuto in virtù dei contributi versati al momento della morte. La pensione indiretta spetta al coniuge o all’unito civilmente, anche nell’eventualità di separazione o divorzio. In quest’ultimo caso il superstite divorziato deve godere dell’assegno divorzile e non deve essersi risposato.
La pensione indiretta spetta anche ai figli minorenni o ai maggiorenni fino a 26 anni, se frequentanti dei corsi di studio universitari. Se i figli frequentano invece corsi scolastici o di formazione l’assegno spetta loro solo fino ai 21 anni. Anche i figli disabili hanno diritto alla pensione indiretta, se a carico del defunto e inabili al lavoro senza limiti di età.
In caso di presenza del coniuge, a questo spetta il 60 per cento della pensione che avrebbe il lavoratore al momento del decesso. In presenza di un figlio con il coniuge, la percentuale è dell’80 per cento, al coniuge con due o più figli spetta il 100 per cento. Queste sono alcuni dei requisiti dei superstiti, ma per l’indiretta sono necessari anche dei requisiti del defunto.
Il lavoratore scomparso deve avere una determinata carriera contributiva, occorre infatti che alla data del decesso il lavoratore abbia maturato almeno 15 anni di contributi (780 settimane). Altrimenti sono sufficienti anche 5 anni di contributi (260 settimane), di cui 3 anni versati nei 5 anni che precedono il giorno della morte.