La decisione dell’INPS sugli arretrati della pensione di reversibilità; si può avere questo diritto. Cosa controllare e come procedere.
La pensione di reversibilità è per molte famiglia l’unica entrata economica e quindi fonte di reddito e sostentamento con un congiunto muore. Tuttavia, pur rappresentando un’entrata necessaria per molti, la possibilità di percepire per intero la pensione del pensionato congiunto deceduto è molto limitata a causa dei limiti di reddito dei superstiti e previsti dalla legge.
Proprio a questo proposito, c’è stata di recente una sentenza della Corte di Cassazione che ha fissato dei limiti rispetto all’incidenza degli altri redditi sulla pensione di reversibilità. Nei fatti, i criteri applicati da anni dall’Istituto di Previdenza per stabilire l’ammontare dell’assegno di reversibilità sono stati considerati in presunta incostituzionalità. Che significa questo? Che l’INPS ha dovuto adeguarsi alla decisione della Corte, per cui prevede ora il diritto agli arretrati per coloro che hanno avuto una decurtazione superiore a quella prevista.
Arretrati sulla pensione di reversibilità, fino a 5 anni
In base alla sentenza della Corte di Cassazione deve provvedere alla restituzione automatica e d’ufficio delle pensioni di reversibilità ai superstiti. Secondo quando deciso dalla Consulta, le decurtazioni della pensione di reversibilità non possono mai essere superiori agli stessi redditi di cui i superstiti godono.
Due le conseguenze principali; il primo è il ricalcolo dei trattamenti, se sono state ridotte in maniera superiore rispetto a quanto stabilito dalla Corte allora vanno automaticamente adeguate. Per gli assegni precedenti, invece, se l’INPS ha applicato il taglio allora deve provvedere anche al risarcimento degli arretrati. Questi arretrati possono risalire fino a 5 anni, in quanto la prescrizione del diritto è appunto quinquennale.
La ricostituzione d’ufficio delle pensioni decurtate in base ai redditi è già in vigore. Trattandosi di una misura prevista d’ufficio non è previsto che gli aventi diritto presentino una qualche domanda, ma sarà INSP stessa a individuare i soggetti coinvolti e ad inviare comunicazioni riguardanti. Tuttavia se nel corso dei prossimi mesi, i soggetti che ritengono di essere tra coloro che devono beneficiare della restituzione degli arretrati non hanno ricevuto alcuna informazione da parte dell’Istituto farebbero bene a mettersi in contatto con gli uffici territoriali più vicini.
Trattamento minimo e cumulo dei redditi
Il parametro di riferimento resta ancora una volta il trattamento minimo, che per il 2024 è di 598,61 euro. I redditi del superstite si cumulano al 100% con la pensione di reversibilità solo se questi non superano 3 volte il trattamento minimo e si arrivi quindi alla cifra di 1.795 euro al mese.
Se il reddito è superiore alle 3 volte ma non lo supera di 4 allora la pensione di reversibilità si cumula al 75%. Tra quattro e cinque volte si cumula per il 60% ed, infine, per redditi superiori a 5 volte il trattamento minimo si ha diritto solo al 50%.
È bene quindi calcolare tutti i redditi dei superstiti, eccetto il TFR, prima di avviare al reclamo.