Pur essendo in età da pensione cosa succede se decido di continuare a lavorare? Di quanto aumenterà l’assegno futuro? Tutto dipendente dal coefficiente di calcolo.
Quando si è prossimi alla pensione è lecito cominciare a chiedersi concretamente a quanto ammonterà l’assegno pensionistico che si riceverà poi ogni mese. In generale, c’è da dire che difficilmente le pensioni di oggi permettono alle persone di mantenere lo stesso tenore di vita che conducevano quando le entrate erano rappresentate dallo stipendio e questo dipende da diversi fattori, uno su tutti l’inflazione. L’aumento del costo della vita, infatti, va a colpire soprattutto i pensionati nonostante ogni anno gli assegni siano ritoccati proprio in considerazione dell’aumento dei costi.
Per questo motivo, chi può, pur essendo in età da pensione decide di continuare a lavorare ancora qualche anno. In questo modo ci si garantisce una pensione un po’ più cospicua in futuro. Ma di quanto aumenta l’assegno se si decide di continuare a lavorare? Conviene davvero? Tutto dipende dal coefficiente di calcolo applicato, ma fare queste proiezioni è molto utile perché permette di capire se appunto conviene e per quanti anni bisogna lavorare in più per riuscire ad ottenere una pensione più alta.
Quanto cresce la pensione se si decide di lavorare qualche anno in più
A volte anche un solo anno in più di lavoro più fare la differenza. L’aumento della pensione è dato dall’aumento del montante contributivo e dal coefficiente applicato. Coefficiente che viene aggiornato ogni due anni. È bene sapere però che non sempre 1 solo anno basta a vedere alzata di parecchio la pensione, per questo è importante fare simulazioni e calcolare adeguatamente; spesso non cambia nulla lavorare un solo anno in più e c’è bisogno di più tempo per arrivare a traguardo desiderato.
L’assegno pensionistico si calcola sul conteggio dei contributi versati dal lavoratore durante gli anni della vita lavorativa, per questo va da sé che se si lavora per più tempo più aumentano i contributi e di conseguenza anche la pensione che si riceve. Altra cosa importante da sapere è che il coefficiente di calcolo di cui parlava prima aumenta con l’aumentare dell’età del lavoratore.
I nuovi coefficienti di trasformazione sono entrati in vigore il 1° gennaio del 2023, questo vuol dire che a breve saranno cambiati nuovamente, ma cerchiamo di fare alcune ipotesi in basi ai dati di cui siamo a conoscenza oggi. Secondo i coefficienti applicati oggi chi va in pensione a 60 anni ha l’applicazione di coefficiente a 4,62% si sale di percentuale per chi va in pensione a 65 anni, qui il coefficiente è di 5,35%, ancora chi va in pensione a 67 anni ha un coefficiente di 5,72% e così a crescere fino ai 71 anni dove il coefficiente arriva a 6,66%.
Come cambia la pensione se si lavora di più, un esempio pratico
Arriviamo al punto dell’esempio concreto e pratico che ci permette di capire come fare il calcolo e quindi decidere se conviene lavorare in più e soprattutto per quanto tempo. Poniamo che un lavoratore abbia un montante contributivo pari a 300.000 euro e che vada in pensione a 67 anni; in questo caso avrà una pensione lorda annua di 17.160€ che suddivisa in 13 mensilità porta a1.320 euro lordi al mese.
Se lo stesso lavoratore decide di lavorare in più aumenta due fattori, i contributi che poniamo saranno poi 310.000 e il coefficiente di trasformazione che passa da 5,72% a 5,93% a 68 anni. In questo caso la pensione passa a 18.383 euro lordi l’anno che in 13 mensilità danno 1.414 euro lordi. Con un solo anno in più il lavoratore ha avuto un aumento annuo lordo di 1.223 euro.
In ogni caso è possibile fare il calcolo della pensione nell’apposita area dedicata sul sito dell’INPS.