Per chi è nato nel 1961 c’è la possibilità di andare in pensione anticipatamente, sfruttando l’Anticipo Pensionistico a carico dello Stato. Come funziona
La pensione resta un grosso problema nel nostro Paese, sia per chi da anni sta provando a raggiungere il traguardo ma a causa delle varie riforme non ci riesce, sia per i giovani che, ormai scoraggiati, sanno che in tanti non avranno contributi a sufficienza per poter un giorno ambire all’indennità. Ma anche chi da poco è riuscito a mettere insieme sia i requisiti anagrafici che quelli previdenziali, in tanti casi lamenta la leggerezza degli assegni, troppo bassi rispetto al costo attuale della vita.
Per chi è nato nel 1961 c’è la concreta possibilità di andare in pensione anticipatamente. Infatti chi nel 2024 compie 63 anni e 5 mesi di età può sfruttare l’Anticipo Pensionistico a carico dello Stato. Può essere definito un “reddito ponte”, ossia una misura che accompagna il lavoratore per gli anni che mancano ai 67 d’età per la classica pensione di vecchiaia, come se fosse un ammortizzatore sociale.
Infatti è conosciuta anche come l’APE sociale ed è nel 2017 insieme al Quota 41. Prevede tre tipologie di soggetti. Riguarda le persone che hanno problemi di lavoro (disoccupati o alle prese coi lavori gravosi), di salute (come invalidi) o di famiglia (parente stretto invalido e convivente che necessità di assistenza continua).
Oltre a dover rientrare in una di queste categorie, bisogna anche rispettare i seguenti requisiti: avere 63,5 anni di età già compiuti, 36 anni di contributi versati per i lavori gravosi e 30 anni di contributi versati per caregivers e invalidi.
Per rientrare nell’APE sociale nel 2024 per i soggetti afflitti da invalidità, questa deve almeno al 74%, il disoccupato deve aver terminato di percepire la NASPI mentre il caregiver deve convivere ed assistere il parente disabile da almeno sei mesi. I lavori gravosi devono essere stati svolti per almeno sei degli ultimi sette anni o, in alternative, per almeno sette degli ultimi dieci anni.
Ci sono però anche dei limiti economici: l’assegno mensile non può essere maggiore di 1.500 euro al mese e non sono previste maggiorazioni sociali né tredicesima, non prevede assegni familiari e neanche la reversibilità in caso di decesso del beneficiario. Inoltre non è previsto neanche l’indicizzazione al tasso di inflazione annuale ed è vietato cumulare la pensione percepita con altri redditi da lavoro almeno che non si tratti di lavoro occasionale che prevede un guadagno massimo di 5mila euro lordi all’anno.
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