Le pensioni di vecchiaia rappresentano un pilastro fondamentale del sistema previdenziale italiano, garantendo un supporto economico.
Nel 2025, è cruciale esplorare le novità e le regole che influenzano l’accesso a questa forma di pensione, in un contesto in continua evoluzione riguardo all’età pensionabile e ai requisiti di contribuzione.
Attualmente, l’età pensionabile per accedere alla pensione di vecchiaia è fissata a 67 anni, come stabilito nel 2019. Per ottenere il diritto a questa pensione, è necessario avere almeno 20 anni di contributi versati. Questa condizione rimane invariata, ma ci sono diversi aspetti da considerare, specialmente per coloro che hanno percorsi lavorativi differenti.
Distinzioni nel sistema previdenziale
Nel sistema previdenziale italiano, le distinzioni basate sulla tipologia di contribuzione sono fondamentali. Gli assicurati possono essere classificati in tre categorie:
- Retributivi: chi ha iniziato a lavorare prima del 1996 beneficia del sistema retributivo per i contributi versati fino al 31 dicembre 1995.
- Misti: per i periodi successivi, si applica il sistema misto.
- Contributivi puri: chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996 è soggetto al sistema contributivo.
Questa classificazione non solo influisce sul calcolo dell’importo della pensione, ma anche sui requisiti per accedervi. Ad esempio, chi ha iniziato a lavorare prima della fine del 1996 può andare in pensione a 67 anni con 20 anni di contributi, senza ulteriori condizioni. Al contrario, per chi ha cominciato dopo, oltre ai 67 anni e ai 20 anni di contribuzione, è necessario raggiungere un trattamento pensionistico non inferiore all’Assegno Sociale, previsto intorno a 538 euro mensili nel 2025.
I contributivi puri presentano un quadro più complesso. Sebbene siano svantaggiati dall’importo minimo richiesto per la pensione, possono accedere a un’opzione che consente di andare in pensione a 71 anni anche con soli 5 anni di versamenti, senza vincoli sull’importo. Questa opzione non è disponibile per chi è nel sistema misto.
Nel 2025, una novità significativa riguarderà le donne con figli. Infatti, il vantaggio sull’età di uscita per le lavoratrici in regime contributivo aumenterà, passando da un massimo di 12 mesi a 16 mesi per chi ha 4 o più figli. Questo significa che le donne potranno anticipare la pensione di vecchiaia da 67 anni a 65 anni e 8 mesi, e da 71 anni a 69 anni e 8 mesi. Questa misura è stata introdotta per incentivare la maternità e riconoscere il lavoro di cura.
Un aspetto importante da considerare sono le deroghe Amato, che consentono di andare in pensione con soli 15 anni di contributi, ma con specifiche condizioni. Le deroghe sono complesse e non sempre facilmente accessibili. Ecco le principali:
- La prima deroga si applica a chi, al 31 dicembre 1992, ha maturato 15 anni di contributi e ha raggiunto i 67 anni di età.
- La seconda riguarda coloro che hanno ricevuto l’autorizzazione alla prosecuzione volontaria entro la stessa data.
- La terza deroga è riservata ai lavoratori che, su almeno 10 anni di lavoro, presentano meno di 52 settimane di contributi per ogni anno, a condizione di aver iniziato a versare contributi almeno 25 anni prima di richiedere la pensione.
Queste deroghe offrono opportunità, ma richiedono una valutazione attenta e una consulenza specifica per comprenderne pienamente i requisiti e le possibilità di accesso.
La pensione di vecchiaia 2025 è un argomento complesso che richiede attenzione e informazione. Con l’età pensionabile fissata a 67 anni e i requisiti di contribuzione che restano invariati, è essenziale che i lavoratori, indipendentemente dalla loro carriera lavorativa, siano a conoscenza delle opzioni a loro disposizione. Le distinzioni tra i vari tipi di contribuzione, i vantaggi per le lavoratrici madri e le deroghe Amato offrono un quadro articolato che merita di essere approfondito ulteriormente.