Arriva novità relative alle partite IVA: ecco cosa succede se non si accetta il concordato preventivo previsto attualmente, tutti i rischi.
Si sta avvicinando, come è noto, uno dei momenti più temuti da parte di tutti i contribuenti. Si tratta della dichiarazione dei redditi, alla fine della quale si scoprirà una informazione che non è certo di lieve entità. Si tratta di quante tasse bisognerà pagare. Nonostante in qualche caso può capitare di sviluppare un credito rispetto alle autorità fiscali, è sempre difficile stabilire preventivamente a che cosa si va incontro. In tal senso, in questo anno 2024 è arrivata una novità significativa che riguarda proprio l’Agenzia delle Entrate. Si tratta del cosiddetto, ed ormai famoso, concordato preventivo biennale.
Si tratta di uno strumento nuovo, che permette una più proficua collaborazione tra lo Stato ed i contribuenti. In pratica questi ultimi riceveranno una proposta di pagamento delle imposte da parte del Fisco. In questo modo si concorderanno le tasse da pagare nell’anno in cui si trova questo accordo ed in quello successivo. Per un totale, dunque, di due anni. Aderire a questo concordato permetterà di avere accesso anche a delle agevolazioni come il regime premiale ISA e non potranno essere sottoposti agli accertamenti presuntivi. Negli ISA, più alto è il punteggio che ottieni e conquisti in termini di affidabilità, più il titolare della partita IVA potrà ottenere dei premi. Cosa succede, però, se si rifiuta il concordato?
Chiaramente, questo concordato non è obbligatorio e c’è piena autonomia di scelta se aderirvi oppure no a seconda della propria condizione. Se lo accetti, però, ci sono una serie di agevolazioni. Diversamente, invece, se la rifiuti i controlli saranno più stringenti ed al tempo stesso le sanzioni saranno molto più pesanti. Si dimezzano, in tal senso, i limiti per le sanzioni accessorie.
A quanto pare, infatti, queste sanzioni accessorie si potranno applicare per un periodo che va da tre a sei mesi nel caso in cui le sanzioni sono complessivamente superiori a 25.000 euro e per una durata fino a 12 mesi se invece le sanzioni sono superiori a 50.000 euro. Molti spiegano questa manifesta esigenza da parte del Governo di coinvolgere quante più persone possibili in questo concordato nasce dal fatto che queste entrate serviranno poi a finanziare la riforma dell’Irpef il prossimo anno. Ricorda che ci sono alcune persone che non sono tenute a fare la dichiarazione dei redditi.
La legge che renderà questo accordo legge ed un dato di fatto sta completando il suo iter in Parlamento. Sono le sanzioni a spaccare l’opinione pubblica, dal momento che le conseguenze sono tali che di fatto è come se lo Stato imponesse a chi ha la partita IVA di ricorrere a questa soluzione. Che conviene a chi si aspetta di crescere nell’anno successivo, ma che può essere un danno per chi vuole abbassare la propria mole di lavoro.
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