Cosa accade se si paga l’IMU in ritardo: le informazioni su quanto ammontano gli aumenti e su come fare per rimediare.
Non rispettare le scadenze delle tasse è fonte di grande preoccupazione per la maggior parte dei contribuenti. In molti casi, infatti, non pagare le tasse nei termini stabiliti implica l’aumento degli importi delle tasse stesse per via degli interessi. Questo è il caso dell’IMU, ovvero della tassa sugli immobili. Cosa accade, nello specifico, quando l’IMU viene pagata in ritardo? Ecco le informazioni in merito.
L’IMU, l’acronimo indicante l’Imposta Municipale Unica sugli immobili, è la tassa da pagare sugli edifici, sugli appartamenti e sui terreni agricoli. Il contribuente può versare questo tributo su base annuale oppure semestrale in due rate. La scadenza della prima rata è da collocarsi a metà del mese di giugno. La seconda rata scade invece a metà del mese di dicembre.
L’Imposta Municipale Unica sugli immobili, non diversamente dalla Tassa sui Rifiuti TARI, è soggetta a prescrizioni. Mentre i termini di prescrizione della TARI sono di cinque anni, quelli dell’IMU possono essere maggiori. Non pagare l’IMU entro la scadenza stabilita può comportare diverse difficoltà ai contribuenti.
Considerando che le operazioni di recupero delle imposte non pagate sono sempre più efficienti, occorre ricordare le date dei pagamenti. Nel caso dell’IMU, come già anticipato, la scadenza della prima rata è fissata a metà giugno. Nel 2024, l’Imposta sugli immobili doveva essere versata lunedì 17 giugno. Quanti non hanno rispettato la scadenza e sono in ritardo sul pagamento hanno ancora una possibilità per rimediare, limitando così le sanzioni.
La normativa in vigore prevede che chi non ha pagato l’IMU entro le scadenze può versare la somma in ritardo ricorrendo al cosiddetto ravvedimento operoso. Questo sistema permette di ricevere sanzioni ridotte, regolarizzando la situazione tramite il modello F24. Sulla base dei tempi in cui avviene il ravvedimento, variano gli importi della tassa. In caso di mancato pagamento, per prima cosa l’Agenzia delle Entrate invierà una notifica al contribuente. Dopo sessanta giorni, gli atti emessi assumono il valore di titolo esecutivo e quindi non è più necessario notificare l’ingiunzione fiscale.
Nel caso di ravvedimento “superveloce”, ovvero nel caso in cui il versamento viene effettuata entro i quattordici giorni dalla scadenza, la sanzione applicata è dello 0,1% per ognuno dei giorni di ritardo. Se il ravvedimento è “breve“, ovvero tra i 15 e i 30 giorni dalla scadenza, la sanzione da applicare è dello 1,5%. Nel caso di ravvedimento “medio“, con il versamento effettuato tra i 30 e i 90 giorni dal termine originario, la sanzione sarà pari allo 1,67% per ogni giornata. Nel caso di ravvedimento “lungo“, oltre i 90 giorni di ritardo, la sanzione sarà pari al 3,75%.
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