Opzione donna, crollo delle richieste di pensionamento con questa formula. Le cause della forte diminuzione delle istanze presentate all’INPS.
L’Osservatorio INPS ha da poco presentato i dati relativi alle domande di pensionamento con Opzione Donna, effettuate nei primi mesi dell’anno. Il trattamento riguarda alcune specifiche categorie di lavoratrici, in possesso di stringenti requisiti contributivi e anagrafici (61 anni di età e 35 di contributi). Ad accedervi solo gruppi specifici di lavoratrici, come accennato.
Nel dettaglio si tratta delle care-givers che al momento della presentazione della domanda assistono da almeno 6 mesi un parente di primo grado convivente con disabilità grave o il coniuge, o un parente di secondo affini convivente; delle lavoratrici con riduzione della capacità lavorativa pari o superiore al 74 per cento; delle lavoratrici licenziate o dipendenti da aziende per le quale è attive un tavolo di crisi al Ministero delle Imprese del Made in Italy.
I numeri delle domande presentate nel corso del 2024 sono evidenti: nei primi tre mesi dell’anno solo 1.276 per l’INPS. La media è di 425 al mese. Se il trend delle richieste pervenute rimarrà il medesimo, si calcola che i trattamenti attivati con Opzione donna saranno circa la metà rispetto lo scorso anno. La causa del tonfo delle domande è evidenziata dall’INPS stesso.
Oltre ai requisiti più severe anche un pensionamento molto penalizzante dal punto di vista economico. Con Opzione donna il calcolo dell’assegno è svolto interamente con il sistema contributivo e ciò comporta un taglio del 25-30 per cento, rispetto a quanto realizzato con il sistema misto. Se a questo si aggiunge la stretta dal punto di vista anagrafico si delinea il quadro della situazione.
Con la Legge di Bilancio 2024, le lavoratrici che scelgono Opzione donna devono avere un’età anagrafica di 61 se senza figli, un età di 60 anni se con un figlio, di 59 anni in caso di due o più figli. Nel 2023 l’età per Opzione donna era di 60 anni, ridotta a 59 per le lavoratrici con un figlio e a 58 per quelle con due o più figli. Nelle versioni precedenti l’età minima per accedere a questo anticipo pensionistico per di 58 anni al di là del numero dei figli.
Anche il requisito contributivo è più stringente con 35 anni maturati entro il 31 dicembre 2023. Pe le donne licenziate il limite anagrafico è di 59 anni, ma i contributi devono essere comunque 35 entro il 31 dicembre 2023. Bisogna poi ricordare la finestra mobile: 12 mesi dalla maturazione dei requisiti per le lavoratrici dipendenti e 18 mesi per le lavoratrici autonome.
Questo descrizione rende l’idea delle rinunce a questa possibilità di uscita dal lavoro. L’assegno pensionistico potrebbe risultare molto basso, in caso di retribuzioni non elevate e di scarsa progressività della carriera. La conferma la fornisce l’Osservatorio INPS: 518 lavoratrici uscite dal lavoro con Opzione donna su 1.276 ricevono un assegno mensile inferiore ai mille euro.
Sono 505 le lavoratrici che hanno un assegno pensionistico tra mille e 1.500 euro; sono 152 quelle che hanno una pensione tra 1.500 e 2mila euro e soltanto 101 le pensionate con assegni superiori ai 2mila euro al mese.
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