Messaggio INPS, cosa aspettarsi da questa nuova comunicazione. Le convocazioni per gli appuntamenti sono iniziate.
Con il passare dei mesi si delineano e con sempre maggior precisioni le procedure necessarie per accedere all’Assegno di Inclusione (ADI), la misura che insieme al Supporto per la Formazione e il lavoro (SFL) ha preso il posto del Reddito di Cittadinanza. Se l’iter per ottenere la prestazione è definito chiaramente sulla carta, poi i passaggi concreti hanno bisogno di essere oliati per raggiungere gli scopi prefissati.
Ricordiamo che l’obiettivo dell’ADI non è la semplice erogazione di un contributo economico ai soggetti più svantaggiati, ma il reinserimento sociale e lavorativo delle famiglie che inviano la domanda all’INPS e sottoscrivono il percorso di attivazione al lavoro. Proprio a questo proposito in questi giorni stanno arrivando numerose comunicazioni INPS ai richiedenti. Vediamo di che cosa si tratta.
Con il messaggio arrivato, i richiedenti sono invitati ai Centri per l’Impiego per sottoscrivere i Patti di servizio personalizzati che servono per avviare concretamente i destinatari del beneficio alle politiche attive al lavoro. Tutti i componenti delle famiglie richiedenti che hanno tra i 18 e 59 anni e sono valutati attivabili al lavoro devono firmare questo impegno.
Gli esclusi dall’obbligo di sottoscrizione sono gli anziani over 60, i minori di 18 anni, i disabili. Oppure coloro che nella famiglia richiedente svolgono funzioni di care-giver per bambini di età inferiore ai tre anni o a disabili gravi. O in alternativi si occupano di tre o più figli minori. L’incontro ai centri per l’impiego per la sottoscrizione del Patto personalizzato di servizio (PSP) è il risultato della valutazione sui vari componenti della famiglia e delle loro capacità lavorative (analisi multimediale).
Al termine di questa analisi i servizi sociali valutano se il nucleo familiare è interamente o parzialmente attivabili al lavoro. Può anche esprimere una valutazione con cui segnala che nessun componente della famiglia sia attivabile al lavoro. Chi viene giudicato non attivabile al lavoro non deve partecipare al reinserimento lavorativo, ma è tenuto a partecipare a un percorso di attivazione sociale (pur non sempre obbligatorio).
Sicuramente obbligati a iniziare una percorso di attivazione sociale sono i maggiorenni tra i 18 e i 59 anni ritenuti non occupabili, perché indicati come soggetti con bisogni complessi. Queste persone sono affidate ai servizi sociali per progetti specifici per la loro figura. Quindi i messaggi che stanno arrivando a numerosi beneficiari dell’Assegno di Inclusione sono una sorta di promemoria per l’obbligo di recarsi ai Centri per l’Impiego.
Questo passaggio è fondamentale, perché non recarsi al Centro per l’Impiego in caso di convocazione, può determinare la decadenza dalla prestazione. I beneficiari possono presentarsi spontaneamente anche senza appuntamento, entro 120 giorni dalla sottoscrizione del Patto di Attivazione Digitale (PAD) sul Sistema informativo di inclusione sociale e lavorativa (SIISL).
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