Novità partita iva, andare in pensione in anticipo per le figure professionali, quali elementi considerare. Gli interessanti dati di una ricerca.
La pensione per i professionisti, e in genere per i titolari di partita iva, ha regole in parte diverse rispetto a quelle dei dipendenti. Ciò dipende tra l’altro dalla flessibilità dei sistemi e della casse previdenziali dei professionisti, con una dose variabile di autonomia e sostenibilità, rispetto alla gestione dei dipendenti.
Un aspetto importante per esempio è la possibilità offerta per alcune categorie di continuare a esercitare le professione anche dopo l’accesso alla prestazione pensionistica. Pur versando contributi da pensionato (che per inciso non possono inferiori alla metà dei contributi ordinari). Ma quali sono gli elemento da considerare per la pensione anticipata delle partite iva?
Un’indagine condotta da ADEPP, l’Associazione degli enti previdenziali privati, chiarisce quella che è la situazione attuale delle pensioni dei professionisti mostrando un quadro abbastanza vario. Le casse pensione analizzate sono quelle che rientrano nel decreto legislativo 509/1994. Sono quindi escluse dallo studio quelle interamente contributive.
La pensione anticipata per i titolari di partita iva viene definita attraverso i contributi versati e l’età anagrafica del professionista. Dallo studio emerge che l’anticipo pensionistico varia a seconda delle professioni, considerando proprio l’insieme di età e contributi versati. Per esempio geometri, consulenti del lavoro, avvocati arrivano a quota 100, i commercialisti a quota 99, mentre periti agrari e agrotecnici si fermano a quota 97.
L’età per le uscite anticipate varia a seconda della professione svolta. L’età minima è di 57 anni per i periri agrari e agrotecnici (ENPAIA), mentre la massima è 67 anni dei notai (ANN). A 60 anni anticipato i consulenti del lavoro (ENPACL) e i geometri (Cassa geometri), a 61 i commercialisti (CDC), a 62 i veterinari (ENPAV), alla stessa età i medici e gli specialisti (ENPAM) con 30 anni di anzianità di laurea, a 63 anni e 6 mesi ingegneri e architetti (Inarcassa), a 63 anni e 9 mesi i ragionieri (CNPR), a 65 anni gli avvocati (Cassa forense).
Anche gli anni di contributi che si sommano all’età anagrafica variano a seconda della professione, da un minimo di 20 anni per i ragionieri a un massimo di 42 anni e 10 mesi per i periti agrari. Per gli altri professionisti gli anni di contributi cambiano in modo significativo. A esempio 35 anni per ingegneri, architetti, veterinari e avvocati.
Il calcolo della pensione per tutte queste categorie avviene con un sistema misto (retributivo – contributivo). E anche in questo caso le soglie tra i due sistemi variano a seconda delle professioni. Per i consulenti del lavoro fino al 2012 compreso è un sistema retributivo a misura fissa e dal 2013 un sistema contributivo. Come detto i professionisti dopo la pensione possono continuare a lavorare, con l’eccezione dei notai per i quali è vietato l’esercizio della professione.
Stesso discorso per gli avvocati che devono smettere di lavorare e cancellarsi dall’albo, a meno che non vadano in pensione con il trattamento di vecchiaia anticipato. I medici possono esercitare privatamente, interrompendo però il rapporto di lavoro con il Servizio sanitario nazionale.
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