Rischio pensioni, che cosa sta succedendo ai trattamenti pensionistici in Italia. Il pericolo concreto che si corre.
Il sistema pensionistico in Italia è sempre al centro del dibattito tanto nell’opinione pubblica, quanto a livello politico. Uno dei temi è il superamento della riforma Fornero che scontenta, almeno a parole, tutte le forze presenti in Parlamento, ma che allo stato attuale appare non modificabile sostanzialmente.
Le difficoltà sono rappresentate dalle scarse risorse finanziarie a disposizione per un riforma e i paletti determinati dai conti pubblici, che limitano drasticamente le possibilità di spesa. Ma a questi aspetti se ne aggiungono anche altri legati a questioni di carattere demografico. Come recentemente sottolineato dall’INPS, attraverso i dati presentati dal Centro di vigilanza dell’istituto (CIV). Il pericolo è un passivo di bilancio per l’INPS di diversi miliardi di euro nei prossimi 10 anni.
Le tendenze demografiche in atto avranno delle conseguenze molto pesanti sulle prestazioni previdenziali del prossimo futuro. L’aumento delle speranze di vita e la riduzione del tasso di fecondità provocano l’inversione della piramide delle età. Nemmeno i flussi migratori bilanciano il saldo negativo della dinamica naturale in atto.
Già adesso esiste un squilibrio forte tra il numero di quanti sono in pensione o vi sono prossimi e di coloro che entrano nel mercato del lavoro. Il risultato è una riduzione costante delle popolazione attiva. In altre parole a destare forti preoccupazioni è il numero dei pensionati in forte crescita rispetto ai lavoratori. Quindi l’effetto di una serie di situazioni particolari, la decrescita demografica, la riduzione dei tassi di natalità, l’invecchiamento della popolazione, mettono in pericolo le pensioni del futuro.
A questi aspetti di tipo demografico si aggiungono anche le conseguenze delle condizioni di precarietà lavorativa e reddituale che caratterizzano le carriere professionali di moltissimi lavoratori. Secondo l’INPS più che li sistema di calcolo pensionistico, attualmente c’è quello contributivo per chi ha versato contributi solo a partire dal 1996, è la discontinuità del lavoro a generare problemi. Quindi livelli reddituali ridotti e carriere irregolari determinano il rischio di una estesa inadeguatezza dei trattamenti pensionistici.
Il che significa pensioni inadeguate a mantenere un tenore di vita dignitoso per moltissimi lavoratori alle prese con precarietà e bassi salari. Quindi notizie poco incoraggianti per le nuove generazioni, ma anche per quanti attualmente hanno carriere lavorative discontinue e con retribuzioni basse. Ricordiamo che oggi il calcolo pensionistico si effettua sulla base dei contributi versati durante il lavoro (montante contributivo) moltiplicati per il coefficiente di trasformazione, legato all’età in cui si esce dal lavoro.
Vi sono anche altri parametri da tenere in considerazione, ma questi sono gli elementi centrali per i lavoratori e le loro pensioni. Dunque si prospettano un futuro con un numero sempre maggiore di pensionati con trattamenti inadeguati. Una situazione tutt’altro che rosea per le pensioni dei prossimi anni.
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