Se percepisci la NASPI occhio a queste situazioni beffa che potrebbero farti perdere l’assegno di disoccupazione o potrebbero congelarlo
La NASPI è una misura previdenziale fondamentale per la salvaguardia dei lavoratori che, improvvisamente e non per loro volontà salvo rari casi specifici, perdono il proprio posto di lavoro e di conseguenza anche il reddito di cui beneficiavano. Senza tale ammortizzatore sociale significherebbe ritrovarsi praticamente da un giorno all’altro senza un’entrata sicura, mandando sul lastrico dopo poco praticamente chiunque e condannando così anche la sua famiglia. Proprio per evitare tale situazione, è nata la nuova assicurazione sociale per l’impiego.
Questa funge come un paracadute economico garantendo a chi è stato licenziato, o anche a chi si è dimesso in alcuni casi particolari come la gravidanza, di avere praticamente lo stesso stipendio o quasi fino a due anni in attesa di una nuova sistemazione occupazionale. Precisamente parliamo del 75%, per una percentuale che va piano piano a calare col passare dei mesi fino a raggiungere un minimo assoluto a ridosso della scadenza. Non importa se si viene da un contratto determinato o indeterminato: per rientrare nella misura, è sufficiente che siano stati versati 13 settimane di contributi negli ultimi 4 anni.
Tuttavia in caso di nuovo lavoro pur beneficiando della NASPI, si possono avere entrambe le entrate: sia l’assegno di disoccupazione che i nuovi guadagni. Questo però purché non si sfori un tetto fissato dall’INPS e previa una doverosa comunicazione all’istituto nazionale della previdenza sociale. In base a quanto stabilito, il limite reddito da lavoratore dipendente o parasubordinato è pari a 8.500 euro per l’anno 2024. Il tetto annuo da lavoro autonomo è invece pari a 5.500 euro. Se si guadagnano cifre che permettono di rientrare in questa fascia, si potrà continuare a godere della NASPI pur guadagnando al contempo sebbene cifre non esaltanti.
Se invece si sfora e la durata del nuovo lavoro è superiore a sei mesi, la NASPI decade direttamente. O in alternativa, lì dove si trattasse di una collaborazione inferiore ai sei mesi, verrebbe solo ‘congelata’ in attesa di essere ripristinata a fine impegno. Occhio però a un cavillo che ha creato di recente un precedente: ovvero la NASPI decade anche in caso di lavoro autonomo non dichiarato in precedenza. Dunque in sede di domanda è bene specificare l’intera posizione lavorativa, non solo quella da dipendente ma anche in caso di autonomia parallela pur rientrando nei termini. Pur rientrando nella soglia, bisogna sempre comunicare all’INPS di un nuovo o vecchio lavoro.
Così come a inizio anno c’è l’obbligo di presentare la propria condizione economica all’INPS, salvo l’eventuale blocco della misura all’improvviso. Situazioni spiacevoli da evitare assolutamente, poiché significherebbe ritrovarsi davvero con zero entrate all’improvviso e solo per un errore burocratico. E’ bene documentarsi, al momento della domanda NASPI, su tutti i doveri da rispettare per non incorrere in errori anche non voluti che vi porterebbero però a una spiacevole situazione.
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