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Naspi e pensione, c’è una buona notizia per molti lavoratori

La possibilità esistente per i percettori della Naspi, la pensione non è un problema. Vediamo tutti i dettagli.

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Naspi quando si sfrutta per la pensione  (codiciateco.it)

In un contesto lavorativo contraddistinto da precarietà e basse retribuzioni la pensione può apparire quasi un miraggio per molti lavoratori. Infatti con il metodo di calcolo dell’assegno pensionistico, basato sul sistema contributivo, le carriera più precarie sono fortemente svantaggiate. Chi ha perso l’occupazione può trovarsi in una situazione complicata dal punto di vista previdenziale.

La Naspi (Nuova assicurazione sociale per l’impiego) rappresenta comunque uno strumento utile, non solo ai fini della tutela di quanti hanno perso il lavoro per cause indipendenti dalla loro volontà, comprese coloro che si dimettono per giusta causa. Infatti la Naspi può servire anche per il conseguimento della pensione a determinate condizioni. Vediamo nel dettaglio i casi possibili.

Non sono in contraddizione, Naspi e pensione

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Naspi può facilitare la pensione  (codiciateco.it)

Ci sono delle prestazioni che consentono a quanti hanno fruito della Naspi di accedere con anticipo alla pensione. La prima misura non è una vera e propria pensione, ma uno scivolo, un’indennità garantita dallo Stato e versata dall’INPS, per alcune categorie di lavoratori. La seconda prestazione è la cosiddetta quota 41.

L’Ape sociale accompagna i richiedenti fino all’età prevista per la pensione di vecchiaia (67 anni nell’anno in corso). Ad essere interessate diverse categorie: dipendenti che svolgono attività gravose, lavoratori con invalidità riconosciuta almeno al 74 per cento, lavoratori che assistano il coniugi o parenti di primo grado da almeno sei mesi e disoccupati.

In particolare, questi ultimi devono avere compiuto 63 anni e 5 mesi. Devono aver perso il lavoro per licenziamento, per dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale, per conclusione del contratto di lavoro determinato con almeno 18 mesi di lavoro negli ultimi tre anni. Hanno cumulato 30 anni di contributi e fruito interamente dell’indennità di disoccupazione Naspi di cui hanno diritto.

Per avere l’Ape sociale bisogna richiedere all’INPS il riconoscimento del beneficio per ottenere l’attestazione del diritto alla prestazione. Dopodiché è possibile fare domanda per lo scivolo pensionistico. Quota 41 per lavoratori precoci invece fa riferimento agli anni di contributi versati e non ha limiti di età anagrafica. È determinante che almeno uno dei 41 anni di contribuzione sia stato versato prima dei 19 anni di età anagrafica.

I disoccupati che hanno perso il lavoro, sempre per cause indipendenti la loro volontà o per dimissioni per giusta causa, per accedere alla pensione devono attendere 3 mesi dall’ultima erogazione dell’indennità per presentare domanda di pensione all’INPS. A poter sfruttare la cosiddetta quota 41 sono gli invalidi con riconoscimento della disabilità pari almeno al 74 per cento, i care-givers che assistono da almeno 6 mesi il coniuge o un parente di primo grado, i lavoratori impegnati in attività gravosi o usuranti.

Anche con quota 41 i disoccupati devono aver fruito completamente della Naspi prima della domanda di pensione all’INPS, con un intervallo dall’ultima erogazione di 3 mesi, come accennato in precedenza.

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