All’ultimo momento il Governo sconvolge lavoratori e pensionati. Vediamo cosa succederà a stipendi e pensioni.
Grazie alla rivalutazione annua, gli assegni pensionistici aumenteranno, per il 2024, del 5,4%.
Lo stesso, purtroppo, non potrà dirsi per gli stipendi che non potranno godere degli effetti dell’adeguamento al tasso di inflazione e che, dunque, diventeranno sempre più poveri.
Qual è la causa di tale disparità ? Fino al 1992 vigeva la cd. scala mobile, ossia un sistema di rivalutazione automatica delle retribuzioni al costo della vita, istituito nel 1946. Permetteva di rivalutare gli stipendi ogni 3 mesi, in base all’andamento dell’Indice dei Prezzi al Consumo.
Il primo Governo Amato, però, decise di abolire tale meccanismo. Da allora, alle pensioni si applica la perequazione, che consente di accrescere gli importi deli assegni per adeguarli all’inflazione, mentre alle pensioni la cd. indennità di contingenza, corrispondente a poco più di 10,33 euro. Questo, ovviamente, comporta degli enormi sacrifici per i lavoratori, costretti a fare i conti con l’aumento del costo della vita senza validi correttivi sulla busta paga.
Mancato adeguamento degli stipendi all’inflazione: qual è la causa?
La colpa del blocco degli stipendi da anni e del loro mancato adeguamento al tasso di inflazione non è, in realtà , ascrivibile solo alla Riforma voluta dall’ex Premier Giuliano Amato.
Il sistema della scala mobile, infatti, era diventato insostenibile. Tra il 1980 e il 1984, l’inflazione aveva raggiunto livelli pericolosissimi, con una percentuale media del 16,2% annuo. E una della cause di tale iperinflazione fu proprio il costante adeguamento dei salari.
Ogni adeguamento era, ovviamente, seguito da un incremento della circolazione di denaro ma senza un’effettiva crescita della produzione. Ragion per cui, dopo aver oltrepassato la soglia di produttività , l’inflazione e i prezzi non riuscivano a non aumentare, innescando un circolo vizioso complicato da arrestare.
Grazie all’abolizione della scala mobile da parte del Governo Amato nel 1992, l’inflazione diminuì. Da allora, però, nessuno è più stato in grado di introdurre delle misure alternative che potessero tutelare i lavoratori e assicurare un incremento degli stipendi nazionali. Secondo i dati OCSE, infatti, dal 1990 ad oggi, le paghe sono aumentate di appena lo 0,3%.
Ma la causa del mancato adeguamento delle retribuzioni al costo della vita risiede anche in altri fattori, ad esempio la ridotta produttività , con un PIL che si assesta intorno all’1% annuo, e gli elevati costi fiscali e previdenziali per le imprese che assumono.
Si tratta di una questione di primaria importanza, che necessita interventi mirati da parte dei Governi, per evitare che i consumatori perdano il proprio potere d’acquisto.