Lo smart working cambia regole. Respinto l’emendamento sul lavoro agile per alcune categorie della pubblica amministrazione; ecco come funzionerà da ora.
Previsto nel settore privato già da qualche tempo, lo smart working o lavoro agile era entrato a far parte della Pubblica Amministrazione a partire dal 2020 quando, a causa dei lockdown e della pandemia da Covid-19 si era dovuto ripensare alle modalità di lavoro di ufficio.
Passata la tempesta, questa opzione era rimasta soprattutto per alcune categorie di lavoratori della PA. È di qualche giorno fa, la notizia che l’emendamento del decreto Milleproroghe che avrebbe prolungato fino al 30 giugno 2024 la possibilità di usufruire del lavoro agile, è stato bocciato. La proposta del Movimento 5S prevedeva, per i lavoratori più fragili della Pubblica Amministrazione, di usufruire di alcuni giorni di lavoro da remoto. Il costo dell’operazione era stimato sui 3,3 milioni di euro.
La bocciatura restano, quindi, le disparità tra lavoratori del settore pubblico e privato. Questi ultimi hanno ancora a disposizione il lavoro da remoto fino al 31 marzo 2024, almeno per il momento. Una modalità a cui si può arrivare previo certificato del medico curante che attesta lo stato di fragilità o in presenza di figli minori di 14 anni senza però altro genitore che non lavora.
Come funzionerà il lavoro agile nella Pubblica Amministrazione
Cosa succederà , quindi, da ora? Del resto il diritto allo smart working nella PA è scaduto lo scorso 30 dicembre e c’è di fatto un vuoto legislativo che ora viene chiarito dal respingimento di questo emendamento. Il ministro Ciriani, al dicastero dei Rapporti con il Parlamento, ha spiegato che per il momento il lavoro agile nella Pubblica Amministrazione è regolato da una direttiva ministeriale.
Questa è stata emanata a fine dicembre e dà potere ai dirigenti di ufficio di decidere dell’utilizzo del lavoro agile, orientandosi alla salvaguardia dei soggetti fragili e più esposti a rischi per la salute. Ciriani ha sottolineato come la legislazione già prevede degli strumenti che vanno incontro ai lavoratori pubblici con fragilità o disabilità e che, di conseguenza, non era necessario un ulteriore provvedimento.
Non si tratta più di un diritto dei lavoratori pubblici, ma di una possibilità la cui attuazione è affidata, in base a parametri organizzativi, ai singoli dirigenti.
Bocciato anche lo smart woking strutturale
Nell’emendamento proposto dai Pentastellati si prevedeva anche una regolamentazione strutturale dello smart working rivolto ai lavoratori fragili o con minori con gravi disabili sia per il settore pubblico che privato. Anche in questo caso però il provvedimento è stato bocciato. Si chiude di fatto -almeno per il momento- alla possibilità di regolarizzare in maniera differente gli orari di lavoro di ufficio.