È bene imparare a leggere per bene la propria busta paga, se ci sono errori o pagamenti mancati dal datore di lavoro si possono far valere i propri diritti.
Non è forse il documento più facile da leggere, ma imparare a spulciare per bene la busta paga è fondamentale per qualsiasi lavoratore sia esso del settore privato che pubblico.
Per sommi capi, diciamo che la busta paga è divisa in 3 parti che hanno a loro volta diverse voci come le trattenute Irpef, i contributi previdenziali versati così come anche le ferie e i permessi maturati. Inoltre è solo conoscendo la busta paga che si può capire come dallo stipendio lordo si passi poi al netto. Infine, saper leggere il documento permette anche di capire se il datore di lavoro ha commesso degli errori, volontari e non, e nel caso far valere i propri di diritti.
Sono diversi i motivi per cui si può arrivare ad un calcolo errato dello stipendio. Per esempio ci sono diversi motivi che determinano un aumento del salario previsto: dal rinnovo del contratto all’anzianità di servizio fino al cambio mansioni. A queste però va considerato il contratto collettivo nazionale che potrebbe prevedere un importo non adeguato a quanto effettivamente spetti, andando per altro a violare l’art. 36 della Costituzione.
O ancora, potrebbe essere il datore di lavoro a non pagare gli straordinari effettuati o a non versare il pagamento di tredicesima e quattordicesima quando sono previste. Così come anche può succedere che questo manchi di versare altre indennità che sono previste. Tutti questi motivi fanno sì che un’attenta lettura della busta paga permetta di individuare gli eventuali errori presenti e quindi di andare a far valere i propri diritti, che in soldoni si manifestano con il versamento aggiuntivo di quanto spettante.
È bene sapere, che trattandosi di diritti dei lavoratori, l’eventuale denaro non percepito può essere riscosso anche in un secondo momento, compresi gli arretrati. Tuttavia per la richiesta di questi ultimi ci sono dei precisi limiti temporali, perché anche i crediti lavorativi sono soggetti a prescrizione. Nel caso specifico si parla di 5 anni che iniziano a decorrere dalla data di cessazione del rapporto lavorativo. Mentre nel caso in cui ci sia continuità della prestazione lavorativa allora si può fare richiesta in qualsiasi momento senza limiti temporali.
In questi casi è bene farsi seguire da esperti, per cui nel momento in cui si sospetta o ci si rende conto di qualche errore è bene rivolgersi ai rappresentanti sindacali o ad un consulente del lavoro, figure che sapranno come avviare la pratica per l’ottenimento del diritto. Nel caso in cui non si riesca a stabilire una conciliazione con il datore di lavoro è necessario rivolgersi ad un avvocato.
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