Stando a quel che dice la legge, quante ore devono passare tra la fine di un turno di lavoro e l’inizio di quello successivo?
Non per tutti gli impieghi vale la stessa regola. Se, di base, tra la fine di un turno di lavoro e l’inizio del prossimo devono passare almeno 11 ore, ci sono dei casi in cui questa normativa può essere stravolta. Di certo, la legge stabilisce che nel definire i turni di lavoro, deve obbligatoriamente essere lasciato un periodo di riposo tra uno smonto e un nuovo inizio.
Le ore di pausa tra un turno e l’altro rappresentano una forma di tutela nei confronti del lavoratore, una garanzia di rispetto di quel che è un diritto fondamentale del lavoratore, la cura della sua salute. Tuttavia, questo rispetto non è inderogabile: il decreto legislativo nr. 66 dell’8 aprile 2023 stabilisce che tra la fine di un turno e l’inizio del prossimo può essere consentito un periodo di riposo inferiore rispetto a quello che di base dovrebbe essere garantito.
Normalmente, ad un lavoratore devono essere garantite 11 ore di riposo ogni 24 ore. Nel rispetto di questa regola dovrebbero essere costituiti i turni di lavoro, da comunicare con congruo preavviso a chi presta servizio. Questo significa che un dipendente che termina il suo turno di lavoro alle h 22:00, non potrebbe iniziare quello successivo prima delle h 9:00 del giorno dopo. Di questo vincolo il datore di lavoro dovrebbe tener conto nell’organizzare la turnazione dei suoi dipendenti. Purtroppo, nel caso delle imprese nelle quali scarseggia il personale, potrebbe essere una condizione difficile da rispettare.
In caso di ferie o malattia di un dipendente, gli altri lavoratori hanno il dovere di sopperire alla sua mancanza attraverso dei turni straordinari (vedi fino a quante ore si possono fare e come vengono pagati). Questa condizione potrebbe portare il datore di lavoro a non rispettare l’obbligo delle 11 ore di riposo tra un turno e quello successivo. Tuttavia, nemmeno in occasioni di necessità dovrebbe infrangere la regola, tenendo conto del fatto che un dipendente che non riposi almeno 11 ore prima di tornare a lavoro non può garantire la lucidità necessaria a svolgere le sue mansioni, rischiando conseguenze spiacevoli sia per la propria sicurezza sia per quella altrui.
Anche nel caso di un dipendente favorevole, non è possibile ridurre la durata del riposo. Si tratta di un diritto irrinunciabile per chi presta servizio. Al contrario, sono condizioni che non si applicano nei confronti di chi lavora con orario frazionato: ad esempio, se un lavoratore presta servizio dalle h 7:00 alle h 12:00 e dalle h 18:00 alle h 21:00, il giorno dopo può iniziare prima delle h 8:00. Invece, chi lavora per più di un’azienda contemporaneamente, può essere assunto solo con contratto part-time nel rispetto delle ore di riposo.
Tra le occasioni che possono comportare delle deroghe alle 11 di riposo, vi sono eccezioni legate a servizi di emergenza o urgenza, mancata o tardiva presenza del lavoratore montante, cambi di squadra o turni che non consentono di usufruire del tempo di riposo tra la fine di un servizio di una squadra e l’inizio di quello della squadra successiva, chiamata in turno di reperibilità, trasferimenti a lunga percorrenza (di durata superiore alle 12 ore), eventi di maxi emergenza e grandi eventi non programmabili richiesti da Enti e/o organismi nazionali, regionali o provinciali.
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