Ci sono delle attività che inevitabilmente si svolgono all’aperto. Tuttavia, le temperature di questi ultimi giorni hanno già portato ben 9 Regioni a sanzionare i datori di lavoro per le condizioni nelle quali i dipendenti erano costretti ad operare.
In 9 diverse Regioni italiane è stato avanzato lo stop al lavoro all’aperto delle ore più calde. Non sono mancate delle sanzioni per i datori di lavoro che hanno costretto i dipendenti a svolgere la loro attività in condizioni di sofferenza con le temperature degli ultimi giorni.
Delle ordinanze ad hoc sono state indette per ridurre i rischi del caldo eccessivo. Già diversi lavoratori erano in diritto di richiedere ed ottenere la cassa integrazione per via delle elevate temperature sul luogo di lavoro, ad oggi direttamente gli enti regionali hanno scelto di attuare delle misure di prevenzione di possibili problemi di salute.
Con queste direttive, le Regioni vogliono tutelare il lavoratore vietando l’attività sotto il sole delle ore più calde. L’estate 2024 sta raggiungendo dei picchi di temperatura notevoli. Le ordinanze regionali impongono di non svolgere la prestazione di lavoro contrattualizzata in caso di caldo eccessivo, ossia con una temperatura all’ombra maggiore di 30° e un tasso d’umidità maggiore del 70%. Secondo le ordinanze emanate, l’orario in cui vige il divieto è quello compreso tra le ore 12:30 e le 16:00, fino al prossimo 31 agosto.
Al momento, le Regioni che hanno emanato la direttiva sono 9: Lombardia, Puglia, Lazio, Toscana, Molise, Abruzzo, Campania, Sicilia e Sardegna. Potrebbero facilmente aggiungersene altre, sulla base delle variazioni climatiche previste per i prossimi giorni (se la mia Regione non rientra nell’elenco, posso comunque rifiutarmi di lavorare?). Ovviamente, le direttive non sono da applicarsi ad ogni tipologia di dipendente, ma solo a tutti coloro che sono esposti al sole nello svolgere la loro attività e compiono uno sforzo fisico intenso. Parliamo, dunque, di lavoratori nel settore dell’edilizia, agricolo o florovivaistico. Per alcune località il divieto del lavoro si estende anche ai lavoratori nelle cave (come nel caso della Toscana) o a lavoratori che svolgono lavori usuranti (come nel caso del Molise).
La violazione di queste ordinanze comporta per i datori di lavoro che obbligano i propri dipendenti allo svolgimento dell’attività, una sanzione fino a 206 euro per lavoratore o l’arresto fino a 3 mesi (in caso di illecito penale non grave), stando all’art. 650 del Codice Penale.
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