Che cosa si intende per lavoro in nero e quali sono i rischi più comuni, fai attenzione potrebbero esserci delle serie conseguenze.
Ogni datore di lavoro, è tenuto ad inoltrare una comunicazione telematica entro 24 ore del giorno precedente quello di avvio del rapporto, ad eccezione dei casi di urgenza e forza maggiore. Questo passaggio è fondamentale perché in questo modo si comunica ai centri per l’impiego, al ministero del lavoro, all’Inps e all’Inail che si sta instaurando un nuovo rapporto di lavoro subordinato. Se la comunicazione al contrario non dovesse avvenire, lo Stato sarà totalmente all’oscuro che il dipendente sta svolgendo l’attività lavorativa, in questi casi si parla di lavoro in nero.
Chi fa un lavoro in nero, non è tenuto a versare i contributi all’Inps, stesso discorso riguarda le tasse all’erario, questa tipologia di lavoro dunque è un danno per lo Stato ma anche per gli stessi lavoratori coinvolti. Infatti col passare del tempo, la pensione sarà inferiore a causa dei periodi di lavorare in nero e dei contributi mancanti. Chi sta lavorando in nero contro la propria volontà, e non è d’accordo, per risolvere la questione, ha diverse opzioni. Si può rivolgere all’ispettorato del lavoro, alla Guardia di Finanza o ai sindacati. Una volta effettuati i controlli, se dovesse emergere che l’azienda ha occupato alcuni lavoratori in nero, secondo la legge, è prevista applicazione di sanzioni onerose nei confronti dell’azienda. A sventare il lavoro in nero, può anche essere una normale ispezione sul lavoro, senza che nessuno denunci la situazione.
Il dipendente che lavora in nero, ha diverse possibilità, se si vuole rivolgere alla sede dell’ispettorato territoriale del lavoro, per richiedere una verifica ispettiva nei confronti dell’azienda, dovrà procedere recandosi di persona all’ufficio, inviando una PEC o una raccomandata. È bene specificare che la segnalazione non può essere anonima, tuttavia la riservatezza sarà garantita da parte dell’ispettorato. Chi si rivolge alla Guardia di Finanza dovrà compilare un modulo, nel quale dovrà riportare i propri dati, il luogo in cui sono occupati i lavoratori in nero e i documenti probatori dell’irregolarità. È bene specificare che la Guardia di Finanza, non comunicherà all’azienda o al datore di lavoro chi è stato a denunciare.
Le sanzioni sono abbastanza onerose, si parte infatti dal 1950 a € 11.700 per ogni lavoratore irregolare per un massimo di 30 giorni di lavoro. In caso di recidiva si sale a 2400 € fino a 14.400 €, dal 31º al 60º giorno di lavoro, la sanzione lievita fino a 3900 € e può arrivare a 23.400 €. Con la recidiva passiamo a 4800 €, fino a 28.800 € , infine per un impiego del lavoratore oltre 60 giorni, si può arrivare a sborsare fino a 46.800 €, e in caso di recidiva la somma sale a 57.600 €.
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